La Corte d’assise di Reggio Calabria ha condannato a 16 anni di carcere Pino Sicari, il 62enne che nel novembre del 2022 ha ucciso a colpi di pistola il cugino della moglie, Francesco Giuseppe Fiume, un pizzaiolo di 44 anni. Una sentenza che è stata più severa di quella richiesta dal pubblico ministero Tommaso Pozzati che, dopo aver contestato l’aggravante della premeditazione all’imputato, riconosciuta anche dal gip in fase cautelare, durante la requisitoria ha modificato il capo di imputazione escludendo l’aggravante chiedendo la condanna di Sicari a 15 anni di carcere.
Cadendo la premeditazione, quindi, la Corte d’assise ha riconosciuto lo sconto di pena perché l’imputato, difeso dagli avvocati Emanuele Genovese e Luca Cianferoni, aveva scelto il rito abbreviato. La vicenda si è consumata il 23 novembre 2022 a Catona, nella periferia nord di Reggio Calabria. La mattina Fiume aveva avuto una discussione con il figlio dell’imputato, Giovanni Sicari, suo cugino, che subito dopo si è recato dal padre Pino raggiunto nel frattempo da un altro amico di famiglia, Gregorio Mangano.
Tutti e tre sono rientrati a casa di Sicari dove quest’ultimo, mentre gli altri erano intenti a mangiare, ha preso l’arma e si è piazzato all’ingresso della propria abitazione. Lì ha atteso l’arrivo di Francesco Fiume e quando quest’ultimo è arrivato, ha sparato nove colpi di pistola calibro 9 mentre la vittima era ancora in auto. La scena è stata filmata dalle telecamere di sorveglianza della villetta. Dopo l’omicidio e dopo essersi accertato che Fiume era morto, Sicari si è recato in Questura dove si è costituito portando con sé l’arma, legalmente detenuta, e raccontando alla polizia di aver ucciso il cugino della moglie a causa delle vessazioni subite dalla vittima.
La Corte d’assise ha anche disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici per l’imputato al quale è stato ordinato il risarcimento dei danni, con una provvisionale di quasi 300mila euro, ai familiari di Fiume che si sono costituiti parte civile e sono stati assistiti dagli avvocati Caterina Suraci e Francesco Scopelliti. I giudici, infine, hanno disposto il trasferimento degli atti in Procura in relazione alle deposizioni rese in aula dai testimoni Gregorio Mangano e Giovanni Sicari.