Un provocatorio taglio del nastro davanti alle transenne di un’opera che non c’è ma la cui inaugurazione è annunciata dall’amministrazione comunale per la vicinissima data del 21 maggio. Stamattina sulle nuove scalinate nel piazzale del lido comunale, che rappresentano il biglietto da visita del Waterfront, si è consumato un altro atto della fustigazione del centrodestra contro il sindaco Falcomatà a proposito della grande opera ereditata da Giuseppe Scopelliti.
All’iniziativa hanno partecipato tanti rappresentanti dell’opposizione, dall’ex assessore Giuseppe Agliano a Pasquale Morisani di AmaReggio, a Candeloro Imbalzano e il consigliere Massimo Ripepi, che hanno presentato l’iniziativa come “una piccola rimpatriata tra amici che guardano però al futuro”. Sì, perché il sottotesto della pugnace campagna di contestazione all’operato del Falcomatà bis è sempre l’obiettivo di agognate dimissioni dell’attuale amministrazione, accusata di incapacità e oscurata dalla macchia dei brogli.
Sul Waterfront, solo ieri il j’accuse del centrodestra aveva smascherato le «bugie» di Falcomatà, che avrebbe dovuto inaugurare l’opera lo scorso 21 marzo salvo poi rinviare a causa delle restrizioni dovute al Covid. Una scusa che non tiene secondo Fiamma Tricolore e il movimento di destra Ancora Italia, i quali già da due mesi si dicevano certi che la vera ragione dello slittamento fosse la mancata consegna dei lavori perché i pagamenti non erano stati completati. Una voce attendibile ma non ufficiale, che ieri ha però trovato prova in una determina di Palazzo San Giorgio del 30 aprile 2021, la n. 1316, con la quale è stato autorizzato il pagamento di 1.265.880,01 a favore della Cobar spa, come ultima rata per i lavori di realizzazione del Waterfront. «Questo conferma – ha denunciato Giuseppe Modafferi, coordinatore calabrese di Ancora Italia – che il reale motivo dell’inaugurazione cancellata stava nel mancato pagamento», aggiungendo che lo stop dovuto alla zona arancione – adotto dal sindaco come causa del rinvio – appare privo di fondamento poiché le manifestazioni del 25 aprile, comprese le inaugurazioni dei murales a largo Botteghelle, sono state regolarmente svolte nonostante si fosse in questa fascia di rischio.
“Dal dietrofront al Waterfront” è il titolo scelto dal centrodestra per la simbolica anti-inaugurazione di stamattina, alludendo al balletto di date dell’inaugurazione ma anche con una frecciatina alle nota chiusura di Giuseppe Falcomatà verso l’opera voluta dall’ex collega Scopelliti, che adesso, dopo l’inserimento del progetto nel Pnrr nazionale, per il sindaco è diventata invece punta di diamante della rinascita della città.
L’accensione delle luci delle scalinate durante l’ultimo comizio di Falcomatà prima del voto era stata oggetto di un duro attacco da parte del rivale Antonino Minicuci, che lo aveva definito una strumentalizzazione, un vendere fumo agli elettori. «A fine campagna elettorale – ha detto oggi Massimo Ripepi – queste scalinate sono state inaugurate con toni trionfali e noi abbiamo detto: attenzione, è tutto un falso. Da allora sono passati sette mesi e qui è tutto chiuso, un sito impraticabile. E’ una follia, uno dei rari casi in cui è il governo a dover sollecitare un’amministrazione locale a realizzare un’opera strategica». Su questo punto concordano tutti, ma Ripepi sottolinea che la reale valenza del Waterfront va inserita in uno schema che comprende altre due grandi opere, l’urgentissimo Ponte sullo Stretto e il porto turistico Mediterranean Life (interamente finanziato da privati), da collegare con un rilancio dell’aeroporto. Ma allo stato – è la denuncia del centrodestra – non si è ancora raggiunto neanche l’obiettivo di riqualificare con continuità il percorso che unisce il parco lineare sud e il Lido, e l’opposizione aspetta col fucile puntato il 21 maggio per vedere finalmente fruibile il percorso della “passeggiata marina” promessa dal sindaco. L’ipotizzata sinergia tra i tasselli integrati del progetto complessivo è al momento molto lontana nei fatti. «Purtroppo quest’amministrazione è un’armata Brancaleone», ha concluso Ripepi.
Da AmaReggio si rivendica con la solita foga la paternità del progetto a Giuseppe Scopelliti, derubricando l’attuale Waterfront «opera monca» di altri fondamentali elementi, primo tra tutti il Museo del Mare di Zaha Hadid, «cassati per un decennio e ora ripresi per una improvvisata necessità probabilmente connessa al recovery fund». Falcomatà ha risposto a questo attacco, che perdura dall’annuncio del rinvio dell’inaugurazione, nello scorso consiglio comunale, spiegando che il precedente (e deciso) blocco del progetto derivava da una situazione di cassa che lo rendeva nel 2015 impossibile da realizzare. Ma questa mattina l’ex consigliere comunale Giuseppe Agliano ha ricordato come i soldi c’erano – fondi appositamente stanziati – ma ugualmente si era lasciato che il museo li perdesse.
All’inizio di marzo, aprendo la serie di incontri preparatori all’inaugurazione poi saltata, il sindaco aveva liquidato ogni campanilismo politico con toni tranchant: «Non è un’opera di destra o di sinistra, appartiene alla città». Anche perché quando il futuristico edificio a forma di balena immaginato da Zaha Hadid ottiene dal Governo 53 milioni di euro, questo cambia di molto le cose. E pure le idee, come in Calabria sta accadendo per il Ponte, contro la cui realizzazione sono ormai rimasti ad argomentare in solitudine ambientalisti e associazioni.
Isabella Marchiolo