“La Corte di Appello di Reggio Calabria è stata costretta da diversi anni a far fronte ad una considerevole domanda di giustizia sia pure con una scopertura di organico notevole che si è attestata sempre ad un indice superiore al 50%, ciò ha determinato delle ricadute anche sugli uffici giudicanti del distretto ai quali si è dovuto fare ricorso con applicazioni endodistrettuali per consentire il regolare espletamento dell’attività giurisdizionale”. Lo ha detto, in apertura dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la presidente della Corte d’Appello Caterina Chiaravalloti che ha sottolineato poi “l’inadeguatezza degli organici degli uffici a far fronte ai maxiprocessi di criminalità organizzata, la cui complessità deriva anche in ragione di una mole rilevantissima di materiale probatorio non sempre adeguatamente selezionato nella fase delle indagini preliminari.
Ciononostante, siamo riusciti a mantenere l’elevato livello di produttività. Laddove dovesse perdurare la situazione di grave scopertura dell’organico, in queste condizioni il personale della magistratura non potrà assicurare alcuna risposta celere di giustizia”.
Il procuratore generale Gerardo Dominijanni è intervenuto sul tema della riforma della giustizia, “purtroppo di estrema attualità. Lo dico senza se e senza ma la separazione delle carriere, benché legittima, non apporta alcun beneficio alla collettività. Il sospetto poi che essa sia un primo passo per sottoporre il pubblico ministero al controllo dell’esecutivo, è forte. Su queste due affermazioni la magistratura è pronta a confrontarsi con chiunque, in qualunque sede, in qualunque momento. Sono però costretto ad osservare, con amarezza, come ultimamente assistiamo ad esternazioni del signor Ministro che non solo offendono gratuitamente la magistratura ma, soprattutto, impediscono ogni dialogo”.
Secondo Dominijanni, “dobbiamo ritornare alle discussioni costruttive, recuperando lo spirito dei costituenti che forgiarono la nostra Costituzione. Le riforme, vieppiù costituzionali, non andrebbero imposte, ma costruite insieme con tutti gli attori, avvocatura compresa ovviamente. Denigrare, e non dialogare il corpo giudiziario, è iniziativa pericolosa per ciò che all’esterno viene percepito. Impedire un processo di disbiosi dei poteri dovrebbe essere l’imperativo morale dei nostri giorni, e il mio appello va, tanto alla magistratura quanto alla politica. Quella che nell’immaginario collettivo è ormai una ‘guerra’ presuppone vincitori e vinti. Continuare su questa china – ha sostenuto il procuratore generale di Reggio – significa che a perdere sarà solo il popolo italiano, a vincere sarà solo la criminalità”.
(Ansa)