Catanzaro – “Nonostante la Calabria riceva ingenti risorse destinate alla salute dei cittadini e sebbene i calabresi in questi dodici anni abbiamo continuato a finanziare copiosamente la sanità regionale con il versamento delle extra aliquote Irap e Irpef i medesimi cittadini non godono di servizi sanitari adeguati”. Lo rileva la sezione di controllo della Corte dei Conti della Calabria nella relazione per il giudizio di parifica del Rendiconto 2021 della Regione: il report mette in evidenza in particolare le gravi criticità nella gestione della sanità calabrese, in piano di rientro dal 2009 e commissariata dal 2010.
“Nell’ultimo monitoraggio dei Lea del maggio 2021 – prosegue la Corte dei Conti – a Calabria si è collocata all’ultimo posto in Italia avendo totalizzato un punteggio pari a 125 su un minimo di 160 in diminuzione rispetto all’anno precedente ove il punteggio ottenuto era stato di 162. L’offerta dei servizi sanitari dunque è estremamente precaria”. Secondo la magistratura contabile poi “la Giunta regionale della Calabria negli anni non ha mai approvato il bilancio di esercizio consolidato del servizio sanitario regionale in aperta violazione della legge. La mancata approvazione del documento contabile non pone alcuna certezza in ordine alle modalità di impiego delle risorse e dei risultati conseguiti dal servizio sanitario”.
La sezione di controllo della Corte dei Conti inoltre segnala che “la Regione Calabria storicamente mostra uno scarso indice di attrattività sanitaria a fronte di una elevatissima mobilità passiva di chiaro stampo patologico. Circa il 20% dei ricoveri dei residenti calabresi risulta effettuato presso strutture collocate al di fuori del territorio regionale, a fronte di una media nazionale della mobilità passiva pari all’83%. Nel 2021 il saldo della mobilità interregionale è pari a -242 milioni di euro”.
Altra criticità riscontrata dalla Corte dei Conti riguarda il fatto che – si legge ancora nella relazione della sezione di controllo – “la Calabria è tra le regioni d’Italia con maggiori difficoltà di accesso alla diagnostica strumentale. Dalle tipologie considerate (acceleratori lineari, angiografi, gamma camera computerizzati, mammografi, risonanze magnetiche) sul territorio calabrese ne sono presenti 213 di cui 120 in uso presso le strutture pubbliche e 93 in uso nelle strutture private. I valori che destano più sospetto – scrive la magstrratura contabile – sono quelli relativi alle risonanze magnetiche, soprattutto ove si rilevi che su un totale di 55 apparecchi, 36 sono in uso a strutture private e 19 in strutture pubbliche. Tra queste ultime ci sono voluti più di nove anni tra l’acquisto e il collaudo di una risonanza magnetica alla azienda universitaria di Catanzaro e più di sei anni e mezzo tra l’acquisto e il collaudo alla azienda ospedaliera di Cosenza e più di cinque anni tra l’acquisto e il collaudo di due risonanze magnetiche all’Asp di Cosenza e tre alla’Asp di Reggio Calabria”.
Sempre dalle analisi della Corte dei Conti della Calabria si rimarca che «il commissario pro tempore – si legge nelle relazioni – era incaricato della riconduzione dei tempi di pagamento ai fornitori alla direttiva europea, e non ultimo della ricognizione, quantificazione e gestione del contenzioso e della verifica dei fondi rischi aziendali e consolidato sanitario regionale. Nonostante la concessione di poteri straordinari l’anno 2021 non è connotato da alcuna inversione del trend negativo degli anni precedenti. Permane la criticità dell’effettiva determinazione dell’ammontare del debito, assenza ormai non più giustificabile del bilancio consolidato del settore sanità. Come reiteratamente segnalato dagli organi di revisione la gestione delle aziende sanitarie è connotata dalla non attendibilità dei dati in conseguenza del disordine nell’amministrazione degli ingenti flussi finanziari dedicati all’assistenza sanitaria. Tale non tollerabile e illegittima condizione in violazione dei più elementari principi in materia di contabilità pubblica – rileva la Corte dei Conti calabrese – può invero trovare moratoria soltanto in considerazione della vigenza di una gestione commissariale plenipotenziaria espressione della necessità di affrontare e superare un’emergenza conseguente alla insipiente e devastante gestione della sanità regionale che giustizia la stessa emergenza”.