Catanzaro – Il consigliere comunale di Catanzaro Eugenio Riccio è intervenuto con una nota stampa sulla “querelle” che in questi giorni sta interessando il mondo accademico/universitario catanzarese, i sindacati e gli organi d’informazione.
“Dunque – ha scritto Riccio – non avevamo poi tutti i torti nel credere che la questione atto aziendale dell’azienda Materdomini non fosse solo un problema di firme e leggi disapplicate. Lo dicono i giornalisti che approfondiscono le cose, lo confermano i sindacati, rivendicando, fino ad un certo punto a giusta ragione, le denunce pubbliche fatte in tal senso. Fino ad un certo punto perché dopo quel punto c’è un oltre. L’oltre che non viene mai raggiunto forse perché, acquisite le posizioni, si pensa di aver risolto il problema.
Ma qui, sempre a detta della Cgil e intuibile tra le righe di alcuni articoli di stampa, i problemi sono ben più di uno. E non si tratta di primariati, baronati, posti più o meno apicali. Qui si tratta di sanità pubblica, di formazione universitaria e del destino di una città, alle spalle della quale in quel di Germaneto si sta giocando l’ennesima spoliazione, mentre a pochissimi metri da quell’Aventino su cui si è da sempre arroccata l’università, un commissario ad Acta, Prefetto Guido Longo, tace e forse non guarda cosa gli accade intorno. Eppure l’atto di nomina deve pur averlo letto prima di controfirmarlo per accettazione. O dobbiamo pensare che autorevoli servitori dello Stato., prima di Longo il generale Cotticelli, agiscano come automi?
Andiamo con ordine, lo stesso che ha seguito la Cgil.
C’è un Rettore ed un commissario ad acta, il prefetto Longo, appunto, che commettendo una vera e propria omissione, non si preoccupano di definire i termini di un protocollo di intesa come richiesto dalla legge e dallo stesso atto di nomina del commissario ad acta.
Poi abbiamo oscuri, ma neanche tanto, manovratori che remano con tutte le loro forze per riuscire, con un colpo di mano, magari nottetempo, a trasferire la facoltà di medicina a Cosenza, magari nella speranza che i posti disponibili per una nuova generazione di “figli, amici, accoliti di…” si moltiplichino e la regola del “tengo famiglia” possa essere rispettata.
E qui mi fermerei, rivolgendomi ancora una volta agli amici della Cgil. Chiedo, in maniera non provocatoria, ma per capire se può essere intrapreso un cammino comune, atteso che nel loro comunicato di ieri confermano il verificarsi di queste due circostanze, oltre che fare anticamera mediatica in attesa di essere ricevuti, hanno proceduto a firmare atti indirizzati agli organi competenti, ministeri compresi visto che i soggetti di cui parliamo sono “delegati del governo” e contemporaneamente alla Guardia di finanza piuttosto che alla Procura della Repubblica affinchè si accertino ipotesi di reato non solo in danno delle casse pubbliche, ma contro tutta la cittadinanza che rischia di perdere un pezzo importante della sanità pubblica?
Se lo hanno fatto lo dicano perché sono pronto a sostenerli in questa battaglia di legalità e di dignità, se non hanno proceduto in tal senso allora la mia è davvero una proposta affinchè si possa individuare insieme un percorso che riporti tutti alle proprie responsabilità a solo vantaggio, lo ripeto, della sanità pubblica, dei pazienti, degli studenti di medicina e, non – conclude la nota – meno importante della città”.