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mercoledì, 4 Dicembre, 2024
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Ritorno in classe, i genitori contrari si organizzano tra ricorsi collettivi, petizioni e rivolte assenteiste

 
Mentre Nino Spirlì è costretto ad arrendersi alla ragion di Stato del Tar, alla vigilia del rientro sui banchi di scuole primaria e media i genitori si organizzano per scongiurare quello che, a loro parere, è un grave rischio per i figli. Parliamo ovviamente dei genitori che avevano accolto con sollievo l’ordinanza di Spirlì sulla didattica a distanza almeno fino al 15 gennaio e sono scesi sul piede di guerra dopo l’intervento del Tar.
Tutto si è consumato in poche frenetiche ore, tra ieri sera e oggi. Nella serata di sabato, ai dirigenti scolastici calabresi è arrivata al fotofinish la comunicazione dell’Ufficio regionale con l’invito a dare esecuzione alla sentenza del Tar, e docenti e famiglie sono stati avvisati con lo stesso risicato preavviso della ripresa in presenza (da domani).
Tra crisi di panico e colorite maledizioni all’indirizzo dei 150 genitori autori del ricorso, le mamme e i papà “no school” hanno dato il via alla ribellione. Su Facebook il pugnace Comitato Genitori Responsabili ha lanciato un’azione di opposizione alla sentenza, curata dall’avvocato Enrico Cataldo dell’Aivec (Associazione italiana vittime del Covid 19) ma a stretto contatto con i legali della Regione Calabria, a cui Nino Spirlì ha già dato identico mandato. L’iniziativa, a cui i partecipanti possono aderire con una quota di 15 euro, mira a sostenere il nuovo ricorso “ad opponendum” al Consiglio di Stato, ma gli avvocati precisano che stavolta non ci saranno tempi brevi; tuttavia, in caso di successo, si getteranno le basi per influenzare i futuri indirizzi del Tar sulla questione dell’apertura delle scuole.

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Fin qui la reazione legittima. Ci sono però frange di genitori ribelli pronti a tutto, anche a non mandare i figli a scuola (sul gruppo Fb è postato un vero e proprio sondaggio dove cresce il numero di chi manifesta quest’intenzione).
Occorre ricordare che se gli allievi sono assenti a scuola durante le lezioni in presenza, per loro non è possibile attivare la Dad. Sono assenti e basta, e le loro famiglie non stanno assolvendo al dovere dell’istruzione obbligatoria. Ma nella rabbia generale questo dettaglio passa in secondo piano: la vox populi è “a mali estremi, estremi rimedi”. Si lotta pure sulle chat con un’ossessiva petizione di Change.org per chiedere (ma a chi?) il ritorno in Dad, in realtà sottoscritta finora da pochissimi.
Il Cgr di Facebook, creato da Gianluca Rubino, ha origine vibonese e in questa città il sindaco Maria Limardo ha disposto con propria ordinanza la didattica a distanza per gli allievi più giovani, che quindi domani faranno lezione da casa. Ma pochi comuni calabresi hanno fatto lo stesso, nonostante le pressioni dei genitori. Né in questa direzione può procedere l’ente regionale. Come spiegato da Nino Spirlì, citando le parole del consulto legale richiesto dal presidente, “non si può procedere all’emanazione di una nuova Ordinanza di chiusura delle scuole primarie di primo e di secondo grado in quanto il relativo provvedimento sarebbe nullo ai sensi dell’art. 21-septies della L.241/1990 sul procedimento amministrativo e potrebbe costituire di rilievo penale, ex art. 650 c.p., qualora inteso come inottemperanza all’ordine giudiziale”.
I sindaci sono gli unici a poter chiudere i cancelli degli istituti, ma l’orientamento generale è quello di non agire d’impulso e invece costruire una solida base per eventuali nuove ordinanze. La carenza di dati è stata infatti il tallone d’Achille dei decreti di Nino Spirlì, e senza indicazioni di focolai riconducibili alle scuole ogni altra disposizione dei comuni sarebbe cassata dal Tar per abuso d’ufficio (era successo così a Castrolibero). Ecco perché si attenderanno i report delle Asp, per essere certi di poter chiudere ma con cognizione di causa e soltanto dove la situazione è di reale contagio, senza temere ulteriori stop del tribunale amministrativo.
Insomma, con sindaci e governatori impossibilitati, la frattura tra le due fazioni di famiglie diventa profonda e insanabile. L’unico punto d’incontro tra pro e contro è il plauso per l’idea “A scuola in sicurezza” del comune di Spezzano della Sila: qui (come peraltro in diversi comuni italiani già a dicembre) sono stati previste nelle giornate di domani e del 14 gennaio postazioni per effettuare tamponi nasofaringei rapidi a docenti, personale Ata, genitori e allievi – sempre su base volontaria e gratis. Le sedi degli esami sono a Spezzano e Camigliatello. In molte località si è chiesto ai sindaci di seguire questo esempio – Abramo a Catanzaro ha fatto sapere di essersi già mosso.
Isabella Marchiolo

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