Deve la vita ad un automobilista che è intervenuto dopo aver visto nello specchietto retrovisore l’incidente e quella macchina andare in fiamme. E’ drammatico il racconto di Maria Cristina Rossi, la donna di San Nicola dell’Alto (Crotone) rimasta coinvolta ieri nell’incidente che è costato la vita alla zia, Teresina Ierardi, 89 anni originaria di Petilia Policastro, rimasta bloccata nell’abitacolo della Renault Twingo andata a fuoco. In un post sul suo profilo Facebook Maria Cristina Rossi, che si trova ricoverata nel reparto ortopedia dell’ospedale civile di Crotone, ricostruisce l’accaduto e racconta dell’intervento di una coppia di amici che l’hanno estratta dall’auto in fiamme. Stava andando al mare a Cirò Marina con la zia quando l’auto è sbandata finendo per sbattere frontalmente ad un muretto.
“Sono lucida – scrive la donna – vedo fumo e sento puzza di bruciato e cerco di pensare al da farsi. Urlo: Zia! Zia! Ma zia è accasciata verso di me priva di sensi, mi dimeno per uscire dalla macchina e mi accorgo che è impossibile perché la mia gamba destra è penzolante…”. Con la gamba rotta per la donna non ci sono speranze di riuscire a uscire dall’auto che sta bruciando. “Sul momento – racconta – non vedo nessuno, urlo e mi dispero ma poi vedo che la macchina che mi precedeva viene a retromarcia, scende un uomo che non riconosco e che mi porta in salvo sul ciglio opposto della strada. Io nel frattempo urlo: zia zia, lui ci prova ma le fiamme incalzano e viene a dirmi: ‘mi spiace con lei non ce la faccio”. Si allontana a distanza di sicurezza, come faranno tutte le altre macchine che giungeranno dalla parte opposta, e nel frattempo lui e sua moglie hanno chiamato tutti i soccorsi”.
La donna ferita sul ciglio della strada vede compiersi la tragedia: “Iniziano i minuti più drammatici della mia vita: vedo mia zia morire nel rogo della mia macchina mentre io sono inerme e al contempo in pericolo. È stato possibile portarmi solo di fronte alla macchina, ma se i soccorsi non si sbrigano non solo mi raggiungeranno il fumo e l’insopportabile calore, ma sono del tutto consapevole che rischio di soccombere come zia. La prima speranza, mentre sono già in una coltre di fumo nero, si incarna in un primo soccorritore che mi stende una coperta bagnata e mi irrora con una bottiglia d’acqua. Poi arriva il medico e la barella”. Solo in quel momento la donna si accorge chi l’ha soccorso: “Sento che una voce dice: ‘Maria Cristi’ va tutto bene, sono Aldo’. E solo allora riconosco il mio eroe, colui che mi ha salvato la vita: Aldo Alfieri, a lui e a sua moglie la mia gratitudine e la mia riconoscenza perenne”.