Il governo ha riassegnato nuove risorse finanziarie per il Ponte sullo Stretto. Nel corso di una riunione straordinaria del Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e sostenibile, Matteo Salvini ha ottenuto un ulteriore stanziamento di 2,4 miliardi di euro, portando a 6,1 miliardi il prelievo complessivo dal Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (Fsc) destinato all’opera. Questo fondo, che avrebbe dovuto finanziare infrastrutture, sanità e trasporti per il Sud, viene così pesantemente drenato per coprire i crescenti costi del progetto-bandiera leghista, che lievitano a 14,7 miliardi.
Questa mossa ha suscitato immediate reazioni contrarie dalle opposizioni, che vedono in questo atto un danno per le regioni meridionali. Nonostante l’entusiasmo di alcuni settori, la Ragioneria Generale dello Stato ha espresso preoccupazioni riguardo l’impatto di questa grande spesa sui conti pubblici, specialmente considerando i vincoli di spesa imposti dall’Unione Europea.
Nonostante le critiche dell’opposizione e il malcontento interno alla maggioranza, il premier Giorgia Meloni ha dato il via libera al piano. L’opposizione grida al tradimento delle priorità del Sud: “Con questo blitz – denuncia Angelo Bonelli (Avs) – vengono sottratti fondi vitali per scuole, sanità e manutenzione del territorio, in favore di una singola infrastruttura controversa”. Per il governo, invece, è “normale amministrazione” e un passo strategico per completare entro il 2024 il progetto definitivo del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia. Intanto, il Sud si trova a fare i conti con una nuova battuta d’arresto per le sue infrastrutture e servizi essenziali.
