I Carabinieri della Compagnia di Saronno, già dalle prime ore della mattinata odierna, hanno dato esecuzione a 11 misure cautelari. L’operazione di servizio, su ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale dì Milano, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica. Le accuse sono di reati di estorsione e turbativa degli incanti, aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento cautelare, dispone l’arresto in carcere per 5 indagati, gli arresti domiciliari per un altro, il divieto di dimora nella provincia di Varese per altri due e l’obbligo della presentazione alla Polizia Giudiziaria per tre persone.
Le indagini erano partite dopo una serie di incendi ad alcune auto di servizio di proprietà dell’Amministrazione comunale di Saronno. Le attività investigative immediatamente avviate dai Carabinieri, pur non riuscendo a individuarne i responsabili, hanno però permesso di far luce su un inquietante scenario relativo a imposizioni messe in atto, anche con il ricorso a esplicite minacce e atti di forte violenza, da parte di soggetti stabilmente inseriti nel tessuto imprenditoriale della zona compresa tra i territori dei Comuni di Saronno, Cislago e Gerenzano. Alcuni di loro sono originari della provincia di Reggio Calabria, con legami con esponenti di famiglie di ’ndrangheta egemoni sul versante tirrenico dell’estrema provincia calabrese.
Gli indagati sarebbero riusciti ad estromettere dal mercato, tramite metodologia propriamente mafiosa, imprese concorrenti a favore di altre a loro riconducibili, accaparrandosi illegalmente appalti e incarichi di servizi o imponendo proprie opere in subappalto a imprese aggiudicatarie di importanti lavori nel settore dell’edilizia e del movimento terra. Anche ricorrendo all’uso della violenza: risale, infatti, al gennaio 2019, come documentano gli inquirenti, un pestaggio ai danni del titolare di un’impresa concorrente, con annessa minaccia di gravi danni ai mezzi dell’impresa qualora non fossero riusciti ad accaparrarsi i lavori. Sempre a livello indiziario, le stesse dinamiche sarebbero state attuate nel corso delle aste giudiziarie per la vendita di immobili disposte dal Tribunale di Busto Arsizio.
Le procedure riguardavano anche immobili pignorati ad appartenenti al medesimo gruppo criminale. In sede di sopralluogo da parte di potenziali acquirenti, questi si ritrovavano spesso circondati da soggetti ostili che, con fare intimidatorio, rivolgendosi a loro con spiccato accento calabrese, riportavano i gravi fatti giudiziari in cui i vecchi proprietari dell’immobile in vendita erano coinvolti, fino a farli desistere dall’acquisto. Inoltre, da uno dei titolari di una ditta del settore del commercio di autovetture di Cislago, gli indagati si sarebbero fatti consegnare oltre 60 mila euro a fronte di un credito inesistente e creato ad arte. Anche in questo caso, ricorrendo a violenza e minacce: in quella circostanza avevano addirittura puntato una pistola alla nuca della vittima che cercava dì resistere alle ormai più insostenibili richieste di denaro.