I reperti e gli studi della necropoli di Germaneto devono essere mostrati e valorizzati
di Nico De Luca – La recente scoperta di una villa magno-greca durante gli scavi per la metro di Catanzaro, ha riaperto il dibattito sui ritrovamenti archeologici nel capoluogo di Regione calabrese.
E c’è chi – come ha fatto la sezione Cultura dell’Agenzia AGI – pensa che tali scoperte potrebbero riscrivere nel prossimo futuro la storia della città
Il presente era la costruzione della Cittadella regionale, a Germaneto di Catanzaro. Il passato invece un bel ‘mucchio’ di reperti che gli scavi delle fondamenta del mastodontico palazzo avevano portato alla luce.
Nel 2008 avevano promesso che il primo piano della struttura avrebbe ospitato e messo in mostra il materiale trovato e repertato dagli archeologi.
Un’idea per quanto semplice molto suggestiva e piena di aspettative. Ma, come ben sappiamo, a distanza di anni dall’inaugurazione della Cittadella regionale, nulla di tutto ciò si è concretizzato.
Nessuno, tranne pochi eletti, ha potuto vedere quello che gli scavi hanno prodotto.
Già nel 2013, però, un convegno di esperti tenutosi a Reggio Calabria, ha trattato con dovizia di particolari i ritrovamenti di Catanzaro.
EPPURE IL CONVEGNO…
Dagli atti di “Ollus leto datus est” – Architettura, topografia e rituali funerari nelle necropoli dell’Italia meridionale e della Sicilia tra antichità e Medioevo, a cura di Simonetta Bonomi e Carmelo Malacrino, un capitolo parla proprio di questi ritrovamenti.
Nove pagine, firmate da Roberto Spadea, Francesco Cristiano e Carmelo Colelli, trattano le “Indagini preventive in località Germaneto di Catanzaro: la necropoli (!) di contrada “Case Grimaldi”.
La zona sembrerebbe inserirsi nel comprensorio della chora di Skylletion e, più precisamente, della stretta fascia istmica che si approssima alla costa ionica gravitando sull’ultimo tratto del fiume Corace.
La particolare vocazione del comprensorio, dovuta principalmente all’esistenza di importanti nessi naturali – primo fra tutti l’alveo stesso del Corace – è ben nota alla ricerca archeologica.
La maggior parte dei dati fanno capo all’importante direttrice viaria istmica e al suo ruolo strategico di “cerniera” tra la Calabria settentrionale e la più ristretta penisola che si ritiene essere parte dell’Italìa antica.
La vitalità di tale asse viario, oltre che evidenziata dalla continuità di frequentazione del sito-fortezza di Tiriolo, è attestata dai manufatti rinvenuti nel fondovalle del Corace e sulle propaggini collinari del comune di Catanzaro.
Gli archeologi parlano di una piccola necropoli risalente alla prima parte del V sec. Avanti Cristo.
IL SITO
Ubicata in contrada Case Grimaldi di Germaneto (quartiere di Catanzaro), l’area – oggi completamente snaturata dalla realizzazione della imponente struttura – si presentava come una vasta superficie (circa m² 60.000) con acclività moderata da E a O a causa della conformazione naturale del paesaggio circostante.
Lo scavo ha messo in luce una realtà archeologica articolata e suggestiva fatta di strutture, piani d’uso e materiali che coprono un ampio arco cronologico che dal Neolitico Finale giunge all’età imperiale romana. Complessa è risultata anche la distribuzione nello spazio delle evidenze archeologiche (eterogenee per cronologia e funzione) individuate lungo le pendici meridionali e occidentali della collina di Case Grimaldi.
La tomba 1
era una sepoltura del tipo a cappuccina che al momento del suo rinvenimento presentava la copertura collassata su sé stessa. Il corpo del defunto era deposto supino, la testa rivolta ad E. Le ossa, in buono stato di conservazione, sembrano pertinenti ad un individuo adulto di sesso maschile. All’interno non è stato rinvenuto corredo. All’esterno, nelle immediate vicinanze della sepoltura, sono stati recuperati una lekythos a vernice nera, mancante del piede e dell’orlo e fortemente deteriorata dall’acidità del terreno, e due skyphoi impilati l’uno nell’altro.
La tomba 2
era del tipo a cappuccina, con cornice di embrici coperti da coppi a sezione pentagonale posti sui giunti. Il defunto era orientato con i piedi rivolti verso
N-O e deposto supino su di un letto costituito da tre embrici disposti in orizzontale con il lato lungo a contatto.
(Il carattere di urgenza imposto dalla committenza ha condizionato le operazioni di scavo a partire dal mese di luglio 2008: non si può escludere, pertanto, che altre deposizioni funerarie siano state sottratte all’indagine)
Accanto ai piedi era sistemato un corredo costituito da tre lekythoi, una glaux e un’oinochoe. In prossimità della clavicola erano due vaghi di collana in ambra e uno in
pasta vitrea.
La tomba 3
del tipo a cassetta, era disturbata sul lato lungo occidentale, con embrici fortemente inclinati, e copertura in parte sfondata. All’interno sono stati rinvenuti pochi resti relativi al cranio e a parte degli arti inferiori dello scheletro. Il corredo era costituito da una lekythos a figure nere deposta tra i femori del defunto in posizione orizzontale e con il piede spezzato.
La tomba 4
era del tipo a cappuccina. Infiltrazioni di acqua e terriccio devono aver alterato la disposizione originaria dello scheletro con l’esito di una giacitura caotica delle ossa lunghe degli arti maggiori. Il fondo era rivestito da tegole affiancate per il lato breve. Non sono stati rinvenuti oggetti di corredo al suo interno.
La tomba 5
del tipo a cassetta, era di piccole dimensioni, con copertura e lato lungo occidentale in stato di crollo. All’interno nessuna traccia dello scheletro; come elemento di corredo era una kylix a vernice nera collocata sull’estremità occidentale dell’unico embrice di fondo disposto con le alette rivolte verso il basso. Le dimensioni ridotte della tomba (cm 60 x 85 circa) farebbero pensare ad una sepoltura infantile.
La tomba 6
era del tipo a cappuccina. Lo scheletro aveva cranio dislocato a sinistra e piedi rivolti ad O. Le dimensioni della struttura (cm 65 x 170 ca.) e i resti ossei conservati, lascerebbero pensare a un defunto di giovane età. Dalla presenza di alcuni denti da latte è possibile ipotizzare che avesse meno di 10 anni. Nessun oggetto di corredo all’interno.
La tomba 7
era una sepoltura in fossa terragna orientata in senso E-O. I resti scheletrici, che si presentavano in uno stato di conservazione molto lacunoso, lasciano ipotizzare
che il defunto non dovesse essere un adulto. La sepoltura è risultata priva di corredo
.