Un ulteriore aumento di stipendio per gli insegnanti, ma solo per quelli che lavorano al Nord. E’ polemica per la proposta del Ministro Valditara di un rinnovo contratto a doppia velocità che premi in maniera differente i docenti a seconda della latitudine in cui prestano servizio.
Terremoto in vista
Dopo il rinnovo di contratto in tempi brevi alla fine dello scorso anno, a poche settimane dell’insediamento, la nuova proposta di Valditara rischia di provocare un vero e proprio terremoto con proteste da parte dei docenti che verrebbero penalizzati, ma anche da parte di sindacati e opposizione.
“Io credo che il contratto nazionale non verrà toccato, non ritengo nemmeno che sia una richiesta delle Regioni, semmai la richiesta delle Regioni è consentire maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto”, ha detto il ministro dell’Istruzione e Merito, Giuseppe Valditara. “Le sfide dell’autonomia sono altre – aggiunge – non mettere in discussione il contratto regionali”.
Il costo della vita
La proposta sembra trovare riscontro tra i dirigenti scolastici, come sostiene all’Ansa Mario Rusconi, dell’ANP Roma. Quella di aumentare gli stipendi dei docenti in base al costo della vita che si trovano costretti ad affrontare sarebbe “una misura abbastanza sensata“.
Ma c’è ch ritiene la proposta fortemente ingiusta. Il M5S sostiene che “Valditara getta la maschera e descrive a chi avesse ancora qualche dubbio il modello che vuole realizzare questo governo: la scuola delle disuguaglianze. Garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è più alto non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico”.
Scelta molto pericolosa
Opposizione compatta anche nelle parole del PD: “Sarebbe una scelta politica molto grave aumentare i salari su base territoriale e quindi solo per alcuni docenti. Valditara non crei insegnanti di serie A e di serie B e, soprattutto, non divida il Paese e la scuola come, tra l’altro, la proposta di autonomia del suo collega Calderoli sta provando a fare.
Più equilibrato il punto di vista di Cisl Scuola con Ivana Barbacci, “va fatto salvo il contratto nazionale ma già oggi le Regioni possono assegnare alle scuole risorse per il personale“, afferma. “Noi – aggiunge – siamo drasticamente contrari all’autonomia differenziata: il contratto nazionale e il sistema di istruzione devono rimanere nazionali ma le Regioni, già oggi a normativa invariata, possono sostenere le scuole in particolari progetti, fornendo incentivi in termini di personale e di progetti a sostegno a dell’offerta formativa“.
Problema del personale
Netta l’opposizione del segretario Flc Cgil, Francesco Sinopoli, che definisce l’idea “totalmente strampalata, ci riporta indietro di 50 anni, alle gabbie salariali; semmai c’è un problema che riguarda tutto il personale della scuola: il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara dovrebbe far finanziare il contratto collettivo che ora vede zero risorse“.
(Fonte: miuristruzione.com)