Dopo la festa della Liberazione anche gli studenti delle superiori torneranno in aula, presenza al 100% delle classi per regioni gialle e arancioni. E mentre da molti istituti calabresi i dirigenti stanno lanciando l’allarme per la mancanza di spazi necessari a contenere tutti i ragazzi e rispettare il distanziamento, a loro viene in aiuto il presidente Nino Spirlì. Era facile pronosticare che il capo facente funzioni della giunta regionale, noto sostenitore della didattica a distanza come strumento efficacissimo di prevenzione dai contagi, non avrebbe accettato supinamente un rientro in presenza dell’intera popolazione scolastica calabrese in un momento in cui il virus continua a circolare con numeri importanti. Ma adesso lo scenario della Dad ha un tassello di ufficialità in più. E’ lo stesso Spirlì infatti, in una nota istituzionale della Regione, a informare di quanto da lui annunciato in proposito nell’odierna videoconferenza con i vertici del Governo dedicata alle riaperture. Sul tema scuola, le parole di Spirlì sono inequivocabili: «In alcune regioni, tra cui la Calabria, bisogna lasciare ai genitori la possibilità di condividere con gli istituti scolastici la scelta della didattica a distanza».
La situazione è attualmente questa e tale pare che rimarrà. L’ordinanza corrente di Spirlì che ha recepito il passaggio della Calabria dalla zona rossa a quella arancione ha infatti lasciato alle famiglie la possibilità di non mandare i figli (parliamo dei liceali) a scuola in presenza con le previste turnazioni al 50% delle classi e invece optare per la Dad. Una facoltà di cui hanno usufruito moltissimi genitori e che adesso potrebbe essere valida anche nella prima, attesa riapertura di fine aprile.
«Condivido il principio della gradualità per la riapertura delle scuole – ha argomentato Spirlì con i rappresentanti del Governo – ma nei primi tempi si dovrà riflettere su ciò che è necessario per i singoli territori». Nel caso della Calabria, stavolta il problema che si frappone con il sospirato ritorno in classe dei ragazzi delle superiori è l’inadeguatezza delle aule. Ma non già per motivi di spazi (come effettivamente lamentato da molti dirigenti), piuttosto per la mancanza dei condizionatori. Spirlì riesuma l’ormai iconica consegna dei banchi-giostra dell’Azzolina, che rimarrà tormentone d’annata dei tempi del Covid (a proposito, in quante scuole calabresi li abbiamo effettivamente visto?) e rilancia differenziando Nord e Sud: «La Calabria è l’unica regione in cui, nelle aule, l’aria si cambia semplicemente aprendo le finestre? Forse le scuole del resto del Paese sono dotate di impianti per il riciclo? Allora i vari governi non ci hanno fornito i condizionatori in grado di garantire sempre aria pulita durante le lezioni. Ritengo che, fino a quando le aule non saranno sicure, non si possano fare forzature». E conclude proponendo un vantaggioso baratto: «Siamo disposti a restituire i banchi a rotelle pur di avere i condizionatori».
Un’ipotesi che sulla pagina Facebook del governatore facente funzioni raccoglie il plauso dei follower, tra cui resistono i duri di comprendonio che chiedono la dad pure per primaria e media – che Spirlì stabilirebbe volentieri se non fosse per lo sbarramento invalicabile di una collezione di sentenze del Tar.
Con questa premessa viene da chiedersi chi degli studenti delle superiori tornerà davvero fisicamente sui banchi lunedì 26 aprile. Se – come sembra – fosse prorogata la disposizione della Dad a richiesta, lo scenario lascia immaginare che saranno ben pochi. Sommando a questo i casi delle numerose microzone rosse disseminate sul territorio regionale, la scuola rimarrà dunque l’unico comparto in parziale lockdown in uno scenario complessivo di riaperture a tappeto.
Nel frattempo i dirigenti si stanno lambiccando il cervello con metro e nastro adesivo per riprendere le misurazioni, nell’impossibile impresa di far quadrare spazi e distanze. Molti edifici di antichi licei tra l’altro hanno vincoli artistici e non è possibile eseguire modifiche alla loro struttura, quindi si tratta di un rebus di difficile soluzione. Mentre va pure ricordato che alcune scuole, nel pieno esercizio dell’autonomia, hanno scelto di non dare la possibilità alle famiglie di scegliere la Dad e disponendo di locali ampi hanno diviso le classi – con i ragazzi tutti presenti – in due ambienti, facendo alternare i docenti tra lezioni fisiche e didattica integrata. Insomma, un calderone di soluzioni creative, stress e cambi di orari allo sfinimento.
A questo si aggiunge l’incertezza sullo stato delle vaccinazioni del personale: sospesa dal governo la somministrazione per la categoria a favore degli anziani, dovrebbe però essere garantito, proprio a maggio, il richiamo per chi ha fatto la prima dose, quindi docenti compresi. Con Vaxzevria, ovvero AstraZeneca. E le defezioni, soprattutto in provincia di Reggio, sono altissime. In un anno surreale e pesantissimo, quest’ultimo mese di scuola , che ha tra i suoi appuntamenti anche le prove Invalsi, sarà molto arduo da superare.
Isabella Marchiolo