“In un momento delicato per la vita della comunità internazionale, desidero rivolgere un saluto e un pensiero di gratitudine a tutte le italiane e a tutte le donne che lavorano in Italia e contribuiscono al benessere nazionale. Abbiamo acquisito negli ultimi decenni piena consapevolezza che le politiche per la parità di genere, un diritto sancito dalla nostra Costituzione, non si sono risolte solamente in un vantaggio per le donne, ma hanno apportato benefici, ricchezza, frutti positivi per l’intera collettività”. Lo ha affermato oggi, in occasione di questa giornata speciale, il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. Parole significative che hanno acceso i riflettori, cosi come accade sempre, sulla questione femminile, sul ruolo, sui diritti, sulla dignità delle donne, e posto l’attenzione su problematiche ricorrenti e mai sopite: uguaglianza di genere, lavoro, famiglia, discriminazione, violenza, indipendenza economica, libertà. Una delle questioni più emblematiche riguarda il solipsismo di genere. Imponenti la ghettizzazione delle donne e le discriminazioni. Leggi, lotte e strategie non hanno apportato grandi cambiamenti. A che punto siamo sulla parità di genere? Ne abbiamo parlato con Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi. L’imprenditore lametino, da sempre molto attento a queste problematiche, fautore delle cause in difesa delle donne e dell’emancipazione femminile, ha espresso le sue considerazioni “Anni di discriminazioni e di ghettizzazioni hanno favorito, con ostinazione, una cultura chiusa e vincolante, che ha posto dei limiti ben circoscritti ed esposto le donne ad essere sottomesse, superate, rimpiazzate, emarginate e soggette ad ogni tipo di oppressione. Nonostante abbiano dimostrato le loro potenzialità e grandi capacità intellettuali, organizzative e imprenditoriali, sono sempre state sopraffatte o messe in ombra. Le lotte, le campagne, le rivoluzioni, portate avanti con orgoglio, continua Guzzi, hanno risvegliato le coscienze, e permesso, nel tempo, di concepire nuove idee, ma non hanno cambiato la mentalità.
La strada per la conquista dei diritti delle donne e la parità di genere non è lineare, e non è una sola. Ogni Paese sta seguendo delle direzioni di riferimento. Le Nazioni Unite, si legge, hanno sviluppato strategie internazionali, obiettivi e progetti per migliorare lo stato delle donne nel mondo creando un’eredità preziosa. Esempi di tali traguardi sono la Dichiarazione di Pechino, la piattaforma d’azione e la Convenzione per l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW). Inoltre nel 2010, L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha fondato UN Women, ovvero l’organismo delle Nazioni Unite che ha come obiettivo l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne. La nascita di UN Women rappresenta un passo storico verso il raggiungimento degli obiettivi dell’ONU per la parità di genere e l’affermazione delle donne nella società.
Scorrendo la classifica dei Paesi più emancipati, e più femministi, (rapporto relativo a qualche anno fa), si nota come le prime 12 posizioni siano tutte occupate dagli Stati più sviluppati: Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca, Lussemburgo, Svizzera, Svezia, Austria, Regno Unito, Olanda. La prima nazione che non appartiene al Vecchio Continente, si legge, è il Canada al 12esimo posto, mentre gli Stati Uniti sono in 21esima posizione. L’Italia, evidenzia Guzzi, con rammarico, occupa il 28esimo posto. Tra Israele e Polonia. Secondo il Global Gender Gap Index, rapporto pubblicato dal World Economic Forum, per valutare i progressi fatti verso la parità di genere, nei diversi settori, l’Italia su 153 paesi, nel 2019, si è classificata al 76esimo posto. Complice, secondo l’imprenditore lametino, il retaggio di una mentalità patriarcale che ha ricondotto le donne ai soliti ruoli e ai soliti contesti. Un modo di pensare, anacronistico, che ha ancora oggi effetti sulle scelte di vita e lavorative di molte donne. La strategia nazionale per la parità di genere (2021-2026), articolata in cinque priorità (Lavoro, Reddito, Competenze, Tempo e Potere), individua rispetto a ciascuna, target dettagliati e misurabili da raggiungere entro il 2026. L’obiettivo generale, è quello di consentire all’Italia di rientrare nelle prime posizioni. Questo, conclude Guzzi, sarebbe il traguardo più significativo