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venerdì, 11 Aprile, 2025
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Servizio bilancio Senato ‘stronca’ l’autonomia differenziata: rischio aumento diseguaglianze, poi la “retromarcia”

“La Costituzione italiana, al terzo comma dell’articolo 116, prevede ‘forme e condizioni particolari di autonomia’ per le regioni a statuto ordinario – premette la nota del Senato – Il disegno di legge A.S. 615, presentato il 23 marzo dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie, definisce i princìpi generali per l’attuazione di questa autonomia differenziata”. Qui scatta una domanda, evidentemente retorica: “Ma sarà possibile realizzarla senza aggravio per le casse dello Stato e continuando ad assicurare i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che costituiscono il nucleo invalicabile di quei diritti civili e sociali, previsti dalla Costituzione, che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, in modo da erogare a tutti i cittadini i servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione?””. E’ il messaggio, pubblicato su Linkedin, con cui il Servizio Bilancio di Palazzo Madama critica il disegno di legge Calderoli.

Il nodo, ovviamente, è la divaricazione tra Regioni forti e Regioni deboli. E quello che magari non appare oggi, si evidenzierà domani, «al momento della determinazione dei relativi livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117».
La «sorpresa» per il bilancio dello Stato, infatti, ovvero quali effetti onerosi potrebbero seguire alla determinazione dei LEP, rischia di emergere solo in un secondo momento, ossia quando entrerà in azione la prevista Commissione paritetica Stato-Regioni che «avrà il compito di procedere annualmente alla valutazione degli oneri finanziari derivanti, per ciascuna Regione interessata, dall’esercizio delle funzioni e dall’erogazione dei servizi connessi alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, secondo quanto previsto dall’intesa».
C’è di più. L’articolo 5 del progetto Calderoli – già licenziato dal Consiglio dei ministri, ora incardinato al Senato – individua quale forma di copertura, a seguito del trasferimento delle funzioni, una o più compartecipazione ai tributi erariali «senza peraltro indicare quali e per gli ulteriori ed eventuali oneri – commenta criticamente il servizio Bilancio – che dovessero manifestarsi». Ci si limita a rinviare all’articolo 17 della legge di contabilità per tutti gli aspetti di copertura finanziaria e al rispetto degli equilibri di bilancio.

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Il tema sono le disuguaglianze tra Nord e Sud. Che rischiano di essere accentuate, non il contrario. E siccome le intese con le Regioni ricche «non possono pregiudicare» l’entità delle risorse da destinare a ciascuna delle altre Regioni, il rebus è capire come «dovranno conciliare questa condizione con quella di trasferire alle Regioni differenziate le funzioni, con le relative risorse umane, strumentali e finanziarie, concernenti materie o ambiti di materie riferibili ai LEP, senza compromettere la sostenibilità finanziaria della misura».
In altre parole – scrive il servizio Bilancio – c’è da interrogarsi su come «si riuscirà a garantire la compatibilità di un eventuale aumento di gettito fiscale delle regioni differenziate rispetto alla legislazione vigente, per effetto del trasferimento delle funzioni, con la necessità di conservare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali presso le altre regioni». Interrogativo che vale ora, ma ancor più in futuro. Il servizio Bilancio chiede quindi di definire da subito quali potrebbero essere i meccanismi e gli strumenti da approntare, al fine di evitare interventi a carico del bilancio statale.

Si rischia una doppia beffa per le Regioni più povere: non soltanto vedranno i loro servizi essenziali impoverirsi rispetto alle Regioni più ricche, ma in un prossimo futuro lo Stato, per inseguire i LEP dei territori più ricchi, potrebbe essere costretto a tagli lineari su tutte le altre voci di bilancio, con un impoverimento di ogni altro servizio rimasto in capo all’amministrazione centrale.

«Si segnala che se, in presenza di un massiccio trasferimento di funzioni riferibili ai LEP, e nell’impossibilità di ridurre la spesa per i LEP nelle altre regioni non differenziate, si verificasse l’insorgenza di oneri aggiuntivi da coprire debitamente, le voci di spesa su cui lo Stato potrebbe agire per individuare possibili risparmi, da utilizzare a copertura, dovrebbero essere in numero inferiore rispetto a quelle precedenti al trasferimento».
E qui si andrebbe a tagliare sulle funzioni rimanenti in capo allo Stato, quelle di competenza esclusiva, «i cui margini di riduzione andrebbero attentamente valutati e chiariti».
(Fonte: la stampa.it)

Una nota di Palazzo Madama, poco dopo la pubblicazione degli articoli di stampa, spiega che si è trattato di una “bozza provvisoria, non ancora unificata, sul disegno di legge, sull’autonomia è stata erroneamente pubblicata online. Il servizio di bilancio si scusa con la stampa e con gli utenti per il disservizio arrecato”.

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