“Proposte e non parole, atti concreti e non approcci filosofici, è questo quello che serve in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. Per questo il nostro segretario generale Pierpaolo Bombardieri ha chiesto al Governo: lo stop al lavoro povero; una procura speciale per gli infortuni sul lavoro; l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro; più formazione per le imprese; lo stop agli appalti pubblici per le aziende che subiscono infortuni; l’assunzione di più ispettori; più potere agli Rls per attività ispettiva”. Lo afferma Maria Elena Senese, segretaria generale Uil Calabria.
“E ancora – prosegue – lo stop ai subappalti a cascata; la patente a punti per le imprese e la denuncia immediata di ogni incidente attraverso gli sportelli di patronato Ital Uil. Occorrono urgentemente ispettori dedicati ai settori maggiormente colpiti da infortuni mortali. Non possiamo pretendere che un ispettore possa controllare con pari competenza un’azienda agricola, un’industria chimica, un cantiere edile o una centrale elettrica. Occorre potenziare con urgenza l’organico delle Asp e coordinare i vari organi ispettivi: Itl, Asp, Inail e Inps, perché ciascuno deve fare il suo compito nel contesto di un unico intervento ispettivo, in cui l’Asl controlla la sicurezza sanitaria, l’ispettore del lavoro i contratti, l’Inps la previdenza e l’Inail le coperture assicurative”.
“Siamo convinti, poi – afferma la sindacalista – che per provare a ridurre il rischio correlato ai subappalti a cascata sia necessario tenere nella debita considerazione la figura del Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione. In capo a questa figura, prevista dall’articolo 90 del Decreto legislativo numero 81 del 2008, spetta il coordinamento delle attività delle diverse imprese impegnate nell’esecuzione dei lavori al fine di ridurre i rischi per la sicurezza dei lavoratori. Basta con la retorica del dolore -conclude Senese- è il momento della responsabilità. Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile, soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la non applicazione di norme in materia di sicurezza. Incidenti mortali plurimi, infine, che confermano il fatto che la colpa ricade nella gestione ed organizzazione del lavoro”.