Intervistato da Klaus Davi per il programma KlausCondicio in onda su Youtube, il presidente della Regione Nino Spirlì ha dichiarato di non volersi candidare. «Non è per paura o per timore di non prendere voti – ha affermato -. Ho deciso di non candidarmi poichè in questo momento siamo realmente al tavolo delle trattative con il governo per la copertura del debito sanitario pregresso, che è una cosa abbastanza importante».
«Vorrei esserci fino all’ultimo – ha affermato ancora Spirlì. E poi le trattative sul Pnrr con il porto di Gioia Tauro e con tutto il retroporto da organizzare. Non ci sono poche cose di cui occuparsi. La deprivatizzazione delle acque calabre, anche questa è un’altra una cosa che abbiamo portato avanti quindi c’è tanto da lavorare. Io penso – ha detto – che ognuno si deve impegnare per la preparazione del futuro, e non abbandonare per andar a cercare voti. Io credo ognuno debba mettersi a lavorare nel modo migliore e i calabresi apprezzeranno questa presenza in cava, direi, fino all’ultimo momento».
Spirlì ha poi parlato di Silvio Berlusconi, sostenendo che «per me sarebbe un ottimo presidente della Repubblica». Il presidente calabrese ha anche ricordato i suoi anni a Mediaset: «Ci ho passato quasi 19 anni, dal ’94 al 2011, una bellissima galoppata professionale. Con me la famiglia del presidente Berlusconi – ha dichiarato Spirlì – è stata sempre molto generosa, dimostrando grande affetto famigliare. Mi colpiscono gli attacchi ingiustificati, a volte anche pesanti e volgari, che hanno punito in maniera eccessiva e gratuita Berlusconi, come se fosse necessario infangarlo quando in realtà oggi ci si rende conto che si ha a che fare con una persona che va oltre ogni condizionamento, un uomo di un ingegno incredibile, rappresentativo del carattere dei grandi italiani».
Il presidente ff ha anche parlato di De Magistris, affermando che a suo avviso «la Calabria a De Magistris non potrà mai perdonare la vicenda del giudice D’Amico (morto per suicidio assistito a Basilea, in Svizzera, ndr), questo e tanto altro. Perchè un giudice che a un certo punto ha dimenticato di essere tale e ha cominciato con delle guerre personali, veramente, ritengo che abbia poco da insegnare».
«Io ho seguito all’epoca quello che hanno portato avanti “Le Iene” – ha concluso Spirlì – e devo dire che è stata una pena enorme: la solitudine di un uomo ammalato che decide di darsi fine ma in maniera disperata; forse ci può essere anche una persona che ha capito che non ce la fa più perché c’è una malattia drammatica, tutto quello che vuoi, e lo fa perché non vuole più soffrire fisicamente; ma la solitudine di D’Amico è stata veramente enorme, è stata come una campana che ha suonato per tutta la terra, è stato un grido di dolore drammatico. E se, poco poco, una parte di quelle responsabilità sono personali di qualcuno, questi se ne dovrebbe ricordare per tutto il resto dei suoi giorni».