“A luglio, per i diversi provvedimenti del governo nazionale, molte famiglie e molti disoccupati, circa centomila persone, in Calabria, non percepiranno più il reddito di cittadinanza. Per il Sud è un provvedimento che sarà molto traumatico”. Parole del segretario generale della Cgil Calabria, Angelo Sposato, all’indomani della sua riconferma alla guida della confederazione calabrese avvenuta, nelle scorse ore, a Reggio Calabria.
Tante le emergenze affrontate dal leader della Cgil calabrese, a partire dall’emergenza criminalità (“la legalità – dice – è la prima infrastruttura sociale”) a quella legata alle politiche del lavoro che rischia di aggravarsi per l’eliminazione del reddito di cittadinanza: “Smettere di sostenere il disagio – evidenzia Sposato – significa abbandonare migliaia di persone alla mercè dello sfruttamento, del lavoro nero, di attività illecite, della criminalità organizzata. Tutti abbiamo concordato che il reddito di cittadinanza andava modificato e perfezionato contro gli abusi e orientato verso l’inserimento per le persone occupabili. Ma rimane comunque – dice – una misura assistenziale estrema, l’ultimo reddito minimo contro la povertà.
Per questo riteniamo indispensabile e non più indifferibile l’introduzione del salario minimo legato ai contratti collettivi di lavoro nazionali. Il tema dello sfruttamento del lavoro è il nodo principale, per questo – rimarca il segretario della Cgil Calabria – occorre che questa battaglia di civiltà e legalità contro le forme di sfruttamento del lavoro, del caporalato, del lavoro nero, debba essere terreno di lotta comune. Per questo occorre un patto per la legalità e il lavoro di qualità che coinvolga le parti sociali, le amministrazioni regionali e territoriali, le Prefetture e le Procure antimafia. Più in generale – afferma Sposato – serve per la Calabria un piano straordinario per il lavoro, che deve essere sostenuto da interventi pubblici e privati”.