Tra gli elementi contraddittori circa il mancato intervento di salvataggio dell’imbarcazione naufragata con il suo carico di vite umane a Cutro ci sono anche le diverse versioni circa le reali condizioni del mare in quella maledetta notte. E’ un elemento, come ben si comprende, molto importante e che richiedeva, a secondo della potenza delle onde, un tipo di intervento in mare rispetto ad un altro.
A fare definitiva chiarezza arriva oggi il bollettino Meteomar del tempo sul Mediterraneo, diramato alle 18 di sabato 25 febbraio dall’Aeronautica militare e valido fino alle 6 del giorno successivo, segnava “burrasca in corso” nel mar Ionio settentrionale e “burrasca prevista” nello Ionio, con mare anche forza 7. Il tutto con tendenza per le 12 ore successive, per il mar Ionio settentrionale con indicazione mare forza 7 a Sud Est, “visibilità buona, localmente discreta”, ma anche mare “molto mosso in aumento” con una “tendenza Sud Est” ancora a forza 7. Come si evince, quindi, già alle 23:03 di sabato 25 febbraio il barometro indica già “burrasca” in corso e “burrasca prevista” nel mar Ionio. Questo già al momento della prima segnalazione partita dall’aereo dell’agenzia internazionale Frontex.
Con il passare delle ore, il caicco si avvicina alle coste calabresi. I sopravvissuti raccontano di mare sempre più agitato. E i dati lo confermano. La boa di rilevamento di Crotone dell’Istituto mareografico nazionale (gestito dall’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale) registra nella nottata tra il 25 e il 26 febbraio, tra le due e le tre di notte, un’altezza d’onda tra 1,8 e 2 metri, con raffiche di scirocco. Siamo nella fase in cui le imbarcazioni della Guardia di Finanza, attrezzate per operazioni di polizia, non di salvataggio, sono costrette a rientrare proprio a causa del mare grosso.
Afferma Andrea Bonina, meteolorogo di 3B Meteo a ‘La Repubblica’: “Il quadro era dinamico, dovuto al fatto che si stava formando un minimo di bassa pressione nella zona dello Ionio che ha alimentato un flusso di scirocco che ha fatto crescere l’altezza delle onde tra le prime ore del 26 e quelle successive”.
Alle 4 di domenica mattina, il naufragio. Adriano Mazzarella, già professore di Meteorologia e climatologia, sottolinea: “Il dato molto rilevante è che dalle 2 di domenica mattina, fino alle 6, l’altezza dell’onda è cresciuta da un metro a due metri, con un mare che in quel momento, in quell’area, era molto mosso, con una forza che possiamo stimare a livello 4”.