Che fine ha fatto il “Registro-giornale” della funivia Stresa-Mottarone, nel cui schianto il 23 maggio 2021 morirono 14 persone? Se lo chiedono, come riportato dal Corriere della Sera, i pm di Verbania, che hanno deciso di indagare sul perché l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi (Ustif) di Torino – dipendente dal Ministero delle infrastrutture italiano – non sia intervenuto nonostante le gravi violazioni delle norme di manutenzione e sicurezza nella funivia.
Da quanto emerso finora, la ruggine avrebbe intaccato il 68% della fune traente che si è spezzata facendo precipitare la cabina con i passeggeri, i quali si sarebbero comunque salvati se i freni non fossero stati esclusi con i forchettoni (causa principale dell’incidente). Tutte situazioni scaturite, secondo i tecnici nominati dal Gip, da una catena di omissioni e mancati interventi che si sarebbe potuta interrompere con l’intervento della stessa Ustif (ora Agenzia nazionale sicurezza ferrovie e infrastrutture stradali e autostradali), se solo uno dei tre addetti per i 200 impianti di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria avesse segnalato (o notato) appunto la mancata ricezione dal Mottarone del Registro sul quale normalmente viene riportato tutto ciò che accade – guasti, controlli, interventi obbligatori – quotidianamente.
Un diario firmato dal caposervizio e dal direttore di esercizio, rispettivamente Gabriele Tadini ed Enrico Perocchio, indagati con il titolare Luigi Nerini e altre 9 persone nell’inchiesta del procuratore Olimpia Bossi e del pm Laura Carrera per omicidio e lesioni colposi e rimozione di sistemi di sicurezza.
L’Ustif, che poteva ispezionare in qualsiasi momento l’impianto, ogni anno deve ricevere il Registro dal direttore di esercizio, il quale svolge un ruolo di «garanzia della collettività» per «tutelare la sicurezza dei viaggiatori e l’integrità dell’impianto». Come sottolineato dal Corriere della Sera, consultando migliaia di documenti sequestrati, i periti non hanno però trovato alcuna traccia dell’invio del documento. Ciò avrebbe dovuto far scattare l’allarme imponendo all’Ustif un intervento immediato al Mottarone «a carattere correttivo». Agli atti anche questo non c’è. Si sarebbe così controllato il libro-giornale accorgendosi, ad esempio, che non erano stati annotati tanti controlli di sicurezza giornalieri e interventi di manutenzione obbligatori. Per i periti, semplicemente perché non avvenivano, come quello mensile alla testa fusa che avrebbe potuto evitare la tragedia e non sarebbe stato fatto per 5 anni. I tecnici Ustif risultano assenti, pur avendo l’obbligo di presenza, anche all’ispezione annuale alla funivia del dicembre 2020.
Mottarone, la Cassazione: “I responsabili della funivia erano consapevoli delle condizioni dell’impianto”
“Solida” è la motivazione con la quale il Tribunale del riesame di Torino, applicando gli arresti domiciliari all’ingegnere Enrico Perocchio (direttore della funivia del Mottarone e dipendente della Leitner, società della manutenzione dell’impianto crollato il 23 maggio 2021 con 14 morti) ha dichiarato attuale il “pericolo di recidiva” e il “pericolo di reiterazione”.
Lo sottolinea la Cassazione – verdetto 39091 depositato oggi, udienza del 15 aprile – che ordina al riesame di valutare se “in vista della tutela delle persistenti esigenze cautelari” si possa applicare il solo divieto temporaneo ad esercitare la professione.