La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per trattamento inumano di una migrante minore non accompagnata, presumibilmente vittima di abusi sessuali, perché la giovane è stata tenuta per quasi 8 mesi in un centro di accoglienza per adulti non attrezzato per fornirle un’adeguata assistenza psicologica, e per “l’inazione prolungata delle autorità nazionali in merito alla sua situazione e alle sue esigenze in quanto minore particolarmente vulnerabile”.
La Cedu ha stabilito che lo Stato dovrà versarle 6 mila euro per danni morali e altri 4 mila per le spese legali. Il ricorso arrivato a Strasburgo nel settembre del 2017 è di una ragazza ghanese nata il 16 novembre del 1999 e arrivata su una barca a Reggio Calabria il 22 ottobre 2016. Cinque giorni dopo viene trasferita all’Istituto Cereso Santa Maria degli Angeli di Bagnara Calabra, una struttura predisposta per accogliere i minori. Ma la ragazza fugge dall’istituto il 6 febbraio del 2017 e qualche giorno dopo arriva a Como dove viene ospitata nel centro di accoglienza per adulti Osvaldo Cappelletti. Nella sentenza la Cedu pur riconoscendo che la ragazza all’inizio era stata alloggiata in una struttura per minori da cui lei stessa è fuggita, condanna l’Italia per la sua lunga permanenza nel centro per adulti a Como, nonostante i ripetuti appelli del suo avvocato alle autorità e nonostante quest’ultime fossero informate della vulnerabilità della giovane, che aveva più volte affermato di essere stata violentata in Ghana e poi in Libia.
La giovane è uscita dal centro solo dopo che il suo legale ha richiesto e ottenuto un intervento urgente della Cedu che ha detto al Governo che era necessario trasferirla in strutture in cui potessero essere garantite condizioni adeguate alla sua condizione di minore non accompagnata. Il 22 dicembre 2017 il Ministero dell’Interno le ha concesso la protezione internazionale.