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lunedì, 23 Dicembre, 2024
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Tribunale Riesame Milano: Bellocco dietro al business dei parcheggi dello stadio San Siro

L’imprenditore che gestiva i parcheggi dello stadio di San Siro, Gherardo Zaccagni, ha “beneficiato” della fondamentale “protezione criminale” di Giuseppe Caminiti, “persona strettamente” legata “alle logiche della criminalità organizzata”, quest’ultimo a sua volta “protetto” da Giuseppe Calabrò, che si “interfacciava” con Antonio Bellocco, l’erede dell’omonimo clan della ‘ndrangheta, ucciso a settembre dall’altro vertice della curva Nord interista Andrea Beretta. A scriverlo è il Tribunale del Riesame di Milano (giudici Savoia-Galli-Nosenzo) nelle motivazioni dell’ordinanza con cui, il 21 ottobre, ha confermato i domiciliari per Zaccagni, arrestato nel maxi blitz di oltre due mesi fa sulle curve di San Siro e accusato di fabbricazione di documenti falsi e accesso abusivo a sistema informatico.

L’avvio dell’attività nel settore parcheggi dello stadio, spiegano i giudici, per Zaccagni c’è stato grazie “all’intervento del defunto Boiocchi“, ossia lo storico leader della Nord nerazzurra ucciso a colpi di pistola nel 2022 da killer non ancora rintracciati. E poi ha continuato a lavorare grazie “all’ombrello”, si legge ancora, di Caminiti e Calabrò, quest’ultimo legato a Bellocco. E’ vero sì, spiegano i giudici, che è stato “vittima di estorsione”, ossia versava soldi al direttivo della curva interista, tra cui Beretta, ma era “perfettamente consapevole” del contesto “criminale” che aveva come “epicentro lo stadio” e ne traeva “vantaggi economici”.

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In un’altra ordinanza depositata, quella a carico dell’ultrà interista Mauro Nepi, i giudici Savoia-Nosenzo-Natale valutano “negativamente” il “clima di omertà e paura” emerso dall’inchiesta, col “personale della società” Inter che non ha “nemmeno presentato denuncia”, mentre dei responsabili, sentiti come testi, “sono stati reticenti”. Per questo, secondo il Riesame, vertici e sodali degli ultras devono rimanere in carcere, dato che è ancora forte il rischio di minacce ai testimoni. E ciò anche se si considera che le indagini vanno avanti per “approfondire il livello di infiltrazione della ‘ndrangheta nel mondo delle curve di Inter e Milan“.

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