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lunedì, 25 Novembre, 2024
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Umiliata per i suoi studi a Catanzaro, oggi Sara Pedri compie 34 anni. Scomparsa da marzo 2021

Emanuela Pedri, sorella di Sara, la ginecologa forlivese svanita nel nulla due anni fa, non usa il condizionale ma l’indicativo presente: “Sara oggi compie 34 anni”. “È il suo compleanno e come ogni anno la festeggeremo”, spiega la sorella Emanuela, intervistata dal Corriere della Sera. Dal quattro marzo del 2021 di Sara Pedri non si sa più nulla. E nemmeno il suo corpo è mai stato trovato. Ma da allora le ricerche non si sono mai fermate ma soprattutto la famiglia ha portato avanti una battaglia nel suo nome, quella contro il mobbing sul lavoro. La famiglia è convinta da tempo che Sara avrebbe pensato al gesto estremo perché vittima di un clima pesantissimo nel reparto in cui lavorava nell’Ospedale Santa Chiara di Trento.

La scomparsa di Sara scoperchiò un vero e proprio vaso di Pandora e portò numerosi dipendenti di quel reparto a denunciare tra le lacrime anni di vessazioni e mortificazioni nello stesso posto di lavoro di Sara. Si attende la decisione dei giudici sul rinvio a giudizio chiesto dal pm nell’ambito di un’inchiesta che ha spinto altri dipendenti dell’ospedale trentino a denunciare episodi di mobbing. Sara compare tra le parti di quel processo attraverso la voce della sua famiglia che vuole che quello che è successo a Sara non capiti più a nessuno. La loro è una campagna di civiltà e sensibilizzazione.

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“C’è un’udienza preliminare è stata fissata nel mese di novembre – racconta Emanuela al Corriere – Non è un processo che comunque ci auguriamo cominci presto. La vicenda giudiziaria come è noto non riguarda solo Sara ma anche tante altre vittime, come lo è stata lei, di abusi e di mobbing in corsia. Questo è molto importante per noi: se anche vincessimo il processo Sara non tornerebbe qui con noi è importante fare giustizia per aiutare chi c’è ancora. Noi familiari abbiamo elaborato il lutto: ora la nostra è una battaglia ispirata dal senso civico. Purtroppo è brutto constatare che c’è sempre un evento infausto all’origine di un certo risveglio delle coscienze. È andata così. Vorremmo che la vicenda drammatica di Sara non equivalga ad un inutile sacrificio”.

E nel giorno del compleanno di Sara la famiglia la festeggia come ha sempre fatto senza perdere la speranza che prima o poi dal lago di Santa Giustina, dove si pensa che si possa essere gettata Sara, possa emergere il suo corpo. “Stiamo continuando a cercarla anche se siamo consapevoli che dopo due anni è difficile che di Sara sia rimasto qualcosa – continua la sorella – Il lago di Santa Giustina, il principale sito in cui le ricerche sono localizzate, è continuamente sotto i riflettori. Purtroppo lo è anche al di là di mia sorella. Ci sono stati incidenti, alcuni anche molto recenti e quindi persone disperse e poi ritrovate senza vita. Sappiamo quanta attenzione è riservata a quell’area non solo dalle persone deputate a compiere le ricerche ma anche degli abitanti e dei pescatori. Noi di solito ci riattiviamo e torniamo a sperare tra ottobre e novembre e tra marzo e aprile perché è più facile che in questi periodi riemerga qualcosa per quel che riguarda la morfologia del territorio”.

E racconta un fatto che sembra il simbolo della speranza. Quando a maggio la grave alluvione dell’Emilia Romagna ha allagato la regione, anche Forlì è stata fortemente colpita. Nella villa comunale della cittadina, la sua famiglia aveva piantato un grosso albero dalle foglie rosse, come i capelli di Sara, per ricordarla e dare coraggio a tutti. Emanuela pensava che le violente piogge lo avessero divelto e invece l’albero era ancora lì intatto. “Più mi avvicinavo più temevo che dell’albero non fosse rimasto più nulla. Ma è stata una bella sorpresa vedere che tutto era al suo posto”, ha detto.

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