di Francesca Alliata Bronner
Un itinerario in bicicletta, attraverso i Parchi nazionali del Pollino, della Sila e dell’Aspromonte e il Parco regionale della Serre. È la Ciclovia dei Parchi della Calabria, un percorso di 545 km che attraversa quattro grandi aree protette e oltre sessanta fra centri abitati, frazioni, borghi, paesi, espressione di straordinaria bellezza diffusa e che permette di conoscere l’anima e i territori più veri della Calabria, una meravigliosa regione sospesa tra mare e cielo.
Non a caso, appena nata, la Ciclovia dei Parchi della Calabria ha subito ottenuto l’Oscar italiano del Cicloturismo 2021, il prestigioso riconoscimento che ogni anno porta sotto i riflettori alcuni dei progetti cicloturistici più interessanti d’Italia.
Il ricco progetto della ciclabile intende valorizzare le aree naturalistiche e la mobilità sostenibile per far apprezzare le bellezze paesaggistiche e il patrimonio culturale della regione in modalità slow e green, incrementando con sempre più convinzione il cicloturismo considerato, nell’ambito di questa iniziativa, uno degli strumenti di maggiore efficacia. L’itinerario della Ciclovia dei Parchi della Calabria è costituito dall’unione di strade, piste e sentieri ciclabili disposti lungo il crinale dell’Appennino calabrese e attraversa le quattro aree protette (Aspromonte, Sila, Pollino e il Parco Regionale delle Serre) ma l’arteria principale di questo percorso attraversa e taglia in due la Calabria rappresentando così un luogo unico in cui poter osservare panorami spettacolari, contemplare la ricca biodiversità e la varietà del paesaggio o immergersi in borghi di alto valore storico-culturale custoditi dal territorio.
«Da sempre la nostra regione ha guardato al mare per le politiche turistiche», spiega Giovanni Aramini, dirigente del settore Parchi ed aree naturali della Regione Calabria e responsabile del progetto, «ma è solo il 10 per cento del territorio regionale, il restante 90 per cento merita di essere scoperto proprio attraversando i suoi parchi che custodiscono il 30 per cento della biodiversità d’Europa. La mobilità lenta è il modo migliore per scoprirlo: c’è la natura, ci sono i borghi spopolati, ma che possono raccontare molto, e c’è l’autenticità calabrese».
A cominciare, uno per tutti, dal Balcone delle Calabrie, affaccio strepitoso sulla piazza d San Nicola da Crissa, (il nome gli fu dato da Ferdinando II di Borbone), piccolo comune di 1.375 abitanti della provincia di Vibo Valentia situato a 518 metri sulle pendici del monte Cucco, nel versante tirrenico delle Serre. Qui nei giorni con ottima visibilità, si possono ammirare l’Angitola, il golfo di Sant’Eufemia, il territorio delle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, lo stretto di Messina e perfino l’Etna.
Da qui si parte per una pedalata fra emozionanti e sorprendenti luoghi del tacco d’Italia, soprattutto in pieno autunno, stagione di colori e sapori incantevoli, i luoghi e gli appuntamenti da non perdere, pedalando lungo la ciclovia.
Proprio in questo weekend (5/6/7 novembre), per esempio, a San Donato di Ninea si svolge la XXX° Festa d’autunno occasione in più per dedicare qualche giorno al Parco nazionale del Pollino, la zona che si trova metà in Basilicata e metà in Calabria non lontana da Cosenza, una delle aree più incontaminate d’Europa e qui, da 1230 anni vive Italus, highlander vegetale alto più di dieci metri e con un diametro di 160 centimetri. Poco in confronto ad altri esemplari monumentali ma la sua età supera di quasi 200 anni il record di Adone, un pino della stessa specie scoperto nel 2016 da un team internazionale di scienziati nella regione del Pindo a confine tra Grecia, Albania e Macedonia. Sta in una località che per ora deve rimanere segreta, a pochi metri dal confine con la Basilicata. Un albero che si è rifugiato su una fascia rocciosa a quasi duemila metri di quota per sfuggire alla mano dell’uomo e vivere in santa pace per oltre un millennio. Questo pino loricato è il più antico d’Europa, scoperto dopo quattro anni di studio sul campo da Gianluca Piovesan, professore ordinario di scienze forestali all’università della Tuscia che ha capitanato un gruppo di ricerca a cui hanno collaborato gli studiosi del Parco nazionale del Pollino e dell’università del Salento. «Lo abbiamo chiamato Italus in memoria del re di Enotria che governava questa regione a cavallo tra l’età del bronzo e quella del ferro», spiega Piovesan. La ricerca su Italus sarà pubblicata nelle prossime settimane su Ecology, la prestigiosa rivista della Ecological Society of America.
Altra meta da vedere lungo la ciclovia è Morano Calabro borgo fra i più belli d’Italia, abbarbicato sul colle, con le case strette le une alle altre, che abbraccia con lo sguardo il versante calabrese del monte Pollino, che con i suoi 2248 metri porta l’aroma dei boschi che entra nelle case insieme al profumo del pane. Da visitare il Castello Normanno Svevo, il museo naturalistico e l’ospitalità diffusa gestiti da “Il Nibbio”.
Pedalando ancora un po’ vale la sosta a Catasta, la struttura nata nel Parco nazionale del Pollino qualche anno fa che, dal 23 luglio, diventata un hub turistico, con uno spazio didattico-espositivo e una libreria dedicata al Pollino, luoghi in cui si svolgono eventi culturali e formativi.
Dal Pollino alla Sila (interessa tre province: Cosenza per di più, Crotone e Catanzaro) per fermarsi a meditare davanti al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto immerso tra i monti della Sila: opera di land art che misura 70 metri di lunghezza e 35 di larghezza, realizzata con 58 piante di pino laricio (simbolo dell’altopiano silano) su 1125 metri quadrati di terreno.
Dalla Sila alle Serre (interessa tre province: Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria) verso la Certosa di Serra San Bruno, il primo monastero certosino d’Italia, il secondo di tutto l’Ordine, che sorge in un pittoresco bosco alla periferia di Serra San Bruno. Fra gli altri luoghi di fascino che tocca la ciclovia ci sono anche le ferriere di Mongiana nate nel 1771 sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone e utilizzate per la produzione bellica oltre che nel campo dell’ingegneria civile. Dai suoi altiforni uscirono i ponti in ferro sospesi sui fiumi Garigliano (Ponte Real Ferdinando) e Calore (Ponte Maria Cristina) e le rotaie della prima ferrovia italiana, Napoli-Portici.
L’oasi naturalistica del lago dell’Angitola è una delle riserve naturali su lago artificiale più importanti del Mediterraneo. Il lago, creato nel 1966 sul vecchio alveo del fiume Angitola e dai torrenti Nia e Reschia, venne vincolato come oasi di protezione nel 1975, ed è l’unica area Ramsar, zona umida d’importanza internazionale, della regione Calabria.
Dalle Serre all’Aspromonte (Reggio Calabria) per raggiungere le “grandi pietre” del GeoParco Aspromonte che fa parte dell’Unesco Global Geoparks, con i suoi 89 geositi censiti, di cui otto di valenza internazionale. Importante componente del paesaggio geologico aspromontano sono le cosiddette “pietre”, modellate dagli agenti atmosferici, che si presentano come dei monumenti naturali, tra cui quelle più spettacolari sono: pietra Cappa (monolite tra i più grandi d’Europa), pietra Lunga, pietra Castello, Rocce di San Pietro, Rocca del Drako e Caldaie del latte.
Infine, un omaggio a Giuseppe Garibaldi che proprio in questa terra, vicino a Reggio Calabria, fu ferito alla “famosa” gamba. Nell’agosto 1862, Garibaldi per sottrarsi allo scontro della corazzata regia, nei pressi di Reggio Calabria, deviò verso l’Aspromonte. Dopo tre giorni di marcia, con un esercito residuo di 1500 uomini. venne informato dell’arrivo di una grande rappresentanza dell’Esercito Regio. Preferì aspettare, schierando la sua colonna sull’orlo di un bosco in posizione dominante, Menotti al centro, Corrao a destra. Erano le quattro di pomeriggio del 29 Agosto, le truppe avanzarono e Garibaldi chiese di cessare il fuoco. Fu ubbidito dalla maggior parte del suo esercito, ma alcuni contravvenero al suo ordine, si apri lo scontro Garibaldi fu ferito da due pallottole all’anca sinistra ed al malleolo destro. Si appoggiò ad un pino, accese un sigaro. In ricordo dello scontro in Aspromonte è stato allestito, nel territorio di S. Eufemia d’Aspromonte, un mausoleo a lui dedicato. L’albero in cui si appoggiò Garibaldi, è coperto da un recinto. A pochi chilometri dal luogo dello scontro vennero seppellite le “Giubbe Rosse”.
(fonte: huffingtonpost.it)