Vibo Valentia – Sono caduti in prescrizione i reati ipotizzati nell’ambito dell’inchiesta denominata “Acqua sporca”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia e condotta da Guardia di finanza e carabinieri che il 26 maggio del 2012 portò ad un blitz al bacino artificiale dell’Alaco (nella foto) su disposizione dell’allora sostituto procuratore Michele Sirgiovanni.
Decine di persone erano finite nel registro degli indagati, tra amministratori e funzionari di società e di enti pubblici. Una inchiesta che aveva portato alla luce l’inadeguatezza di un sistema idrico. In sedici erano approdati a dibattimento, chiamati a rispondere, a vario titolo, di avvelenamento colposo di acque, inadempimento contrattuale, falso, interruzione di servizio e omissione.
Tra gli imputati figuravano Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro (coinvolto quale presidente Sorical); Giuseppe Camo (Sorical); Maurizio Del Re e Sergio De Marco (Sorical), Giulio Ricciuto (responsabile impianti potabilizzazione); Ernaldo Biondi (Sorical Vibo); Vincenzo Pisani (addetto trattamento acque); Massimiliano Fortuna; Pietro Lagadari; Domenico Lagadari; Fabio Pisani (responsabile pro tempore ufficio tecnico Comune Serra San Bruno); Roberto Camillen (responsabile pro tempore del settore manutentivo Comune Serra); Francesco Catricalà (dirigente Asp Soverato); Fortunato Carnovale (dirigente Asp Vibo), Domenico Criniti, ex sindaco di Santa Caterina dello Ionio. Oggi l’atto conclusivo con la pronuncia del presidente del Tribunale collegiale Chiara Sapia che mette fine alla vicenda giudiziaria.
Varie le associazioni che si sono costituite parte civile nel procedimento penale: Comitato civico Pro Serre, Legambiente, Codacons Calabria, Articolo 32 e Adoc Vibo Valentia. La prima udienza era stata celebrata il 30 gennaio del 2018, a cinque anni e mezzo dal blitz del 2012.
Vibo Valentia, chiuso per prescrizione reati tra cui avvelenamento colposo di acque
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