E’ il 6 febbraio e, sul Grande raccordo anulare di Roma, un’autovettura va a fuoco. È una Volkswagen Golf dalla quale esce un uomo – un 54enne morto il 24 marzo scorso – avvolto dalle fiamme. Una scena da film horror. Nessuno lo aiuta. Un altro automobilista passa, vede la scena e decide di fare qualcosa. Non una chiamata al 112 o al 118, come sarebbe normale, ma un video con il cellulare: «A zi hai pijato foco? ….. Senti che callo mamma mia». Il passeggero dice: «Questo lo mandiamo a Welcome to favelas». Ovvero una pagina Facebook e Instagram a cui si inviano contributi audio e video sul «degrado di tutti i giorni» nelle città. Poi il guidatore accelera e il filmato si interrompe. E finisce online.
Il 54enne, come scritto, è morto, a causa delle ustioni, il 24 marzo. Il filmato spopola sul web. Ma poco dopo i gestori della pagina decidono di rimuovere il video. Intanto l’uomo ustionato finisce all’ospedale, dove i medici cercano, senza successo, di salvargli la vita. I familiari vogliono giustizia. Denunciano tutto. Una storia raccontata nei giorni scorsi dall’edizione romana di Repubblica. Il pm Silvia Salemi apre un fascicolo per omissione di soccorso.
La sostituta Clara De Cecilia indaga per comprendere le cause dell’incidente. E affida tutto a un perito. Intanto, secondo quanto si apprende, saranno sentiti i gestori della pagina Welcome to Favelas che hanno condiviso le immagini del rogo dell’auto sul Gra costato la vita al 54enne. Al setaccio, inoltre, tutte le telecamere del Gra.
(Fonte: lastampa.it)