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giovedì, 16 Gennaio, 2025
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VIDEO-Caporalato tra Cosenza e Matera, 60 misure cautelari: braccianti chiamati “scimmie”

VIDEO-Oltre 300 finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, con l’ausilio di militari dei Reparti di Catanzaro e Crotone, hanno dato esecuzione ll’inchiesta denominata “Demetra”, tra le province di Cosenza e Matera, ad un’ordinanza di applicazione di misura cautelare, emessa dal Gip di di Castrovillari, Luca Colitta, su richiesta del pm Flavio Serracchiani, a carico di 60 persone, indagate per associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (cosiddetto “caporalato”) ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Sequestrate anche 14 aziende agricole.
La Guardia di Finanza di Cosenza, nell’ambito dell’operazione, ha arrestato complessivamente 52 persone. Quattordici delle persone coinvolte sono state portate in carcere ed altre 38 sono finite ai domiciliari. Per altre otto persone é stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Delle 14 aziende agricole sequestrate, 12 si trovano in Basilicata e due in provincia di Cosenza.
“Domani mattina le scimmie le mandiamo lì. Restiamo 40 persone”. Sono alcune delle frasi intercettate dai finanzieri di Cosenza che hanno individuato due gruppi dediti allo sfruttamento illecito della manodopera e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nella piana di Sibari.
I “caporali”, appartenenti al primo sodalizio criminale, composto da 47 persone, gestivano i rapporti con le aziende. I braccianti percepivano 80 centesimi a cassette di agrumi raccolte e tendenzialmente a questo tipo di lavoro erano destinati pakistani o uomini provenienti dall’Africa. Per la raccolta delle fragole venivano impiegate, invece, donne dell’est Europa che ottenevano come compenso 28 euro al giorno, ai quali venivano detratti i costi di trasporto e vitto, nonostante le condizioni di lavoro fossero comunque disumane.
Le Fiamme Gialle cosentine hanno anche proceduto al sequestro preventivo di 14 aziende agricole, di cui 12 ubicate in provincia di Matera e 2 in provincia di Cosenza, per un valore stimato di quasi 8 milioni di euro, e di 20 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli reclutati. L’indagine è scaturita dal controllo, effettuato dai finanzieri della Tenenza di Montegiordano, di un furgone che, diretto nelle campagne lucane, percorreva la statale 106 Jonica con a bordo 7 braccianti agricoli provenienti dalla sibaritide.
Le indagini hanno portato subito all’identificazione di numerose persone, italiane e stranieri in particolare, di nazionalità pakistana, magrebina e dell’Est Europa, impegnati in un’organizzata e fiorente attività di sfruttamento illecito di manodopera bracciantile e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nella piana di Sibari. Le investigazioni, durate più di un anno, hanno visto le Fiamme Gialle di Montegiordano impegnate in un’intensa attività di intercettazione, in numerosi e servizi di osservazione e pedinamento, localizzazioni Gps, sequestri, acquisizioni di documenti. Ne è emerso un quadro indiziario grave relative a condotte di sfruttamento ed utilizzazione illecita di manodopera, spesso reclutata anche attingendo dai centri di accoglienza locali, nonché di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Oltre 200 i braccianti reclutati e condotti sui campi in condizioni di sfruttamento, costretti a lavorare in assenza di dispositivi di protezione individuale, impiegati in turni di lavoro usuranti e costretti ad accettare condizioni di lavoro degradanti e non conformi alle prescrizioni giuslavoristiche vigenti nel settore.
Un dipendente dell’amministrazione comunale di Rossano, abusando del suo ruolo, favoriva i vertici dell’organizzazione criminale rilasciando documenti di identità e certificati di residenza in favore dei braccianti reclutati, al fine di regolarizzarne la posizione sul territorio e consentire la fittizia assunzione da parte delle aziende utilizzatrici.

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