Riceviamo e pubblichiamo:
“Giù le mani dalle coscienze critiche di questa terra!
Siamo studentesse e studenti dell’Università della Calabria. Stamattina abbiamo voluto rappresentare la sorte che ci spetterebbe, in un prossimo futuro, se dovesse passare la sorveglianza speciale che la questura di Cosenza vorrebbe infliggere a due studenti dell’Università della Calabria: Jessica e Simone. Dietro quelle maschere non c’era nessuno, c’eravamo tuttə: un’intera generazione e un’intera popolazione.
In questi giorni abbiamo ricevuto un messaggio molto chiaro da parte degli organi di polizia della città di Cosenza: “se avete un cervello, e volete anche usarlo, sappiate che vi teniamo d’occhio, non sia mai che vi venga in mente essere parte attiva in questa società”. Molti di noi conoscono Jessica, Simone ed anche Francesco. Conosciamo i loro volti e le loro storie, storie di ragazzi come noi tutti, che studiano, lavorano e spendono anima e corpo in tantissime attività sociali e politiche.
Con loro abbiamo condiviso tanti momenti di quotidianità, dallo svago allo studio, tante piazze in cui finalmente abbiamo fatto sentire la nostra voce in una regione dilaniata dalla mafia, dalla corruzione e dagli interessi di pochi imprenditori che lucrano sulle spalle di tutti. In quelle piazze ci siamo sentitə finalmente al sicuro, unitə dalla consapevolezza di poter cambiare lo stato di cose in Calabria, studiare, formarci e riuscire ad incidere nella realtà che ci circonda, nella nostra terra. Se chi ha una coscienza critica e non ha paura di usarla, dovesse essere considerato un soggetto pericoloso per la società, questo significherebbe condannare noi tutti alla rassegnazione, ad accettare di non potersi curare e di dover fuggire per farlo, di lavorare in condizioni pietose, di non avere una casa e nessuna prospettiva di futuro, significherebbe affermare con nettezza l’obbligo di soffrire in silenzio oppure quello di fuggire da questa terra, tutto questo per noi è inaccettabile! Abbiamo scelto di restare in Calabria per studiare, per formarci ed impegnarci a costruire un presente e immaginare un futuro migliore per tutte e tutti, far passare questa misura significa negare la stessa ragione d’essere dell’Università: quella di forgiare menti e saperi in grado di incidere per lo sviluppo e l’emancipazione dei territori e di chi li vive! Per questo, di fronte ad una misura repressiva e fortemente antidemocratica come questa (nient’altro che un residuo del regime fascista) riteniamo che, sulla scia della forte presa di posizione del Dipartimento di scienze politiche e sociali, tutto il mondo accademico, tutte le sensibilità che hanno a cuore le sorti di questa terra, debbano dare un segnale forte a tutta la regione prendendo una posizione in favore di Jessica, Simone e Francesco.
Ci vediamo martedì 21 dicembre, ore 17 presso il salone degli specchi del Palazzo della provincia, nessunə può rimanere in silenzio!”
Fem.In. Cosentine in lotta
Aula Studio liberata
Fronte della Gioventù Comunista Unical
Progetto Azadì