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martedì, 26 Novembre, 2024
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VIDEO-Operazione anti-‘ndrangheta sul litorale Romano: Carabinieri eseguono 65 arresti

L'operazione di oggi potrebbe configurare un terremoto a livello amministrativo.

Colpo alle cosche di ‘ndrangheta che hanno assunto il controllo del litorale a Sud di Roma nei territori di Anzio e Nettuno. Su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, dalle prime luci dell’alba, nella Capitale e nella sua provincia.

Dalle prime luci dell’alba, infatti, è in corso una vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Roma per dare esecuzione a un’ordinanza, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Procura della Repubblica, Direzione Distrettuale Antimafia, che dispone misure cautelari nei confronti di 65 persone, alcune delle quali gravemente indiziate di fare parte di un’associazione per delinquere di stampo mafioso (416bis), costituente una locale di ‘ndrangheta che si ipotizza avesse assunto il controllo del territorio nel litorale, infiltrandosi nelle pubbliche amministrazioni e gestendo operazioni di narcotraffico internazionale. Sono tuttora in corso perquisizioni e sequestri. Tra le persone arrestate ci sono anche due carabinieri: sono accusati di avere fornito informazioni riservate agli appartenenti al clan. I due sono stati raggiunti da misura cautelare, uno in carcere e l’altro ai domiciliari. A uno dei due militari è contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa.

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Secondo gli inquirenti i clan già impiantati nelle cittadine a Sud della Capitale stavano progettando di allargare la propria influenza di potere anche ad altri territori tra Roma e Latina. L’operazione di oggi potrebbe configurare un terremoto a livello amministrativo.

Le perquisizioni hanno interessato anche gli uffici comunali di Anzio e Nettuno e puntano ad acquisire elementi sull’infiltrazione dell’organizzazione nelle due amministrazioni, in particolare sull’attività legata allo smaltimento dei rifiuti. Le ordinanze di custodia cautelare sono per 39 persone in carcere e per 26 ai domiciliari. A capo della struttura criminale, un distaccamento della ‘ndrina di Santa Cristina d’Aspromonte (RC), ci sono Giacomo Madaffari e altri soggetti appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie di Guardavalle in provincia di Catanzaro. Un secondo clan era guidato da Bruno Gallace.

Gravemente indiziato di essere a capo di tale struttura criminale è Giacomo Madaffari (gestore di fatto del bar Scarcella a Lavinio, conosciuto come il bar dei calabresi e di una concessionaria d’auto), ne farebbero inoltre parte anche diversi soggetti appartenenti a storiche famiglie di ‘ndrangheta originarie di Guardavalle (CZ) (i Gallace, i Perronace e i Tedesco). Dalle indagini emerge, l’esistenza di due associazioni finalizzate al narcotraffico, una capeggiata da Madaffari e l’altra da Bruno Gallace, dotate di elevate disponibilità finanziarie e logistiche, nonché delle capacità di approvvigionare e importare dal Sud America ingenti quantitativi di cocaina.
Gli sviluppi investigativi, in particolare, hanno consentito di ricostruire l’importazione dalla Colombia e l’immissione sul mercato italiano di 258 kg di cocaina, avvenuta nella primavera del 2018, tramite un narcotrafficante colombiano. Droga che era disciolta nel carbone e successivamente estratta all’interno di un laboratorio allestito per la circostanza nel territorio a sud di Roma. Parte della sostanza stupefacente, pari a circa 15 kg, veniva rinvenuta, a seguito di una perquisizione domiciliare, all’interno di una valigia che era stata occultata presso l’abitazione della sorella di uno degli appartenenti al sodalizio, la quale veniva arrestata. Inoltre, vi era il progetto di acquistare e importare da Panama circa 500 kg di cocaina occultata a bordo di un veliero: a tal fine avviavano i lavori di ristrutturazione all’estero del natante (che in origine veniva utilizzato per regate transoceaniche), concordavano le operazioni di carico portuale in acque sudamericane e pianificavano le attività di scarico e custodia della sostanza stupefacente in Italia. Tuttavia, non portavano a termine tale operazione perché venivano a conoscenza di attività investigative in corso nei riguardi di appartenenti al sodalizio.

Le misure cautelari sono state adottate anche per il reato di traffico organizzato di rifiuti, in relazione alla abusiva gestione di ingenti quantitativi di liquami che sarebbero stati scaricati nella rete fognaria comunale attraverso tombini, alcuni dei quali realizzati ad hoc all’interno della sede di attività imprenditoriali facenti capo agli imputati sul territorio di Anzio. Le quote, l’intero patrimonio aziendale, i conti correnti e le autorizzazioni all’esercizio delle attività commerciali sono state sottoposte a sequestro preventivo.

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