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venerdì, 22 Novembre, 2024
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VIDEO-Reggio Calabria, il vento furioso ‘sfregia’ sul lungomare le colonne metalliche di Edoardo Tresoldi

Reggio Calabria – Sono un po’ il simbolo dell’amministrazione Falcomatà e di quel “secondo tempo” del sindaco reggino che avrebbe dovuto proiettare la città verso la promessa primavera e invece poi si è bruscamente interrotto con la sentenza Miramare e la sospensione. Le splendide colonne metalliche di Edoardo Tresoldi che negli ultimi giorni di vento furioso stanno franando davanti all’orizzonte marino erano state il luminoso biglietto da visita glamour di Giuseppe Falcomatà, il quale le aveva sfoggiate sui media attirando visitatori da tutta Italia.

Inaugurata nel settembre del 2020, e intitolata semplicemente “Opera”, l’installazione disegna un tempio greco stilizzato e allora, nel primo, timido risveglio dopo il lockdown, sembrava un po’ un’anticipazione del progetto Waterfront (conteso dalla destra perché di paternità originaria della giunta Scopelliti). Una contaminazione d’arte che impreziosisce il lungomare reggino con la sua silhouette evanescente e il colpo d’occhio tra vuoti e pieni della lavorazione del metallo in reticolati sottilissimi – stile che si ritrova nell’altra opera calabrese di Tresoldi, il “Collezionista di venti” situato nel belvedere centrale di Pizzo.

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Tenuta delle Grazie 13_6_2024

A proposito di venti, quelli dello Stretto stanno ora minacciando le 46 colonne in modo implacabile: dopo la prima struttura scivolata di fianco, simile a una Torre di Pisa più snella, stamattina se ne è aggiunta un’altra, vistosamente inclinata al centro del colonnato alto otto metri, mentre tutte le altre oscillano, facendo presagire la stessa sorte. A molti quest’opera maestosa non è mai piaciuta – un giudizio presentato come estetico, ma in realtà chiaro pretesto di attacco verso l’amministrazione comunale nei mesi dell’emergenza rifiuti. Fu il solito refrain del reggino medio che lamenta l’investimento economico in arte e cultura (le colonne sono costate 939.400 euro, finanziate nei Patti per il Sud) a fronte dello stato disastroso dei servizi urbani. Punto evidentissimo, quest’ultimo, sul quale purtroppo c’era poco da obiettare. E proprio le colonne di Tresoldi quest’estate divennero disonorevole simbolo della decadenza della città, con la foto virale di un topo che si arrampicava fino alla cima di una delle torrette.
Uno striscione degli attivisti di estrema destra del Nuovo Fronte Politico qualche sera fa ha avvolto la rotonda dove sono ospitate molte delle colonne, con lo slogan “Via col vento”, presentando quel crollo in corso come un de profundis in memoria della classe dirigente cittadina. Colpevole, all’epoca, non solo di aver dissipato soldi per “Opera” ma dell’incompetenza di aver collocato un’installazione così fragile nell’occhio del ciclone dei venti. Chissà se però gli autori della protesta appartengono al nutrito gruppo ormai bipartisan di sostenitori del Ponte, che da sempre vanta garanzie di massima sicurezza e resistenza quasi soprannaturale alle forze atmosferiche. Non sarà che, dopo la dedica mitologica ad Ulisse, nel lunghissimo tempo della sua gestazione, il Ponte è trasceso da opera umana a divina?
Adesso la sconfitta delle colonne di Tresoldi sotto le sferzate eoliche, rimbalzata sui social e già sfondo di selfie sfocati, è un’immagine quasi crepuscolare, rappresentazione concreta e scioccante dello spleen reggino. Che, nell’inevitabile parallelismo con l’ascesa e la caduta di un uomo, è lo strazio di un grande sogno, disincanto delle speranze di un’intera città.

Isabella Marchiolo

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