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lunedì, 25 Novembre, 2024
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VIDEO-Vibo, 14 arresti tra cosche Mancuso e Piscopisani: fatta luce su quattro omicidi-DETTAGLI

Vibo Valentia – Un’operazione congiunta di polizia e carabinieri ha consentito l’esecuzione di 14 misure cautelari disposte nell’ambito di una inchiesta della Dda di Catanzaro sulla base della ritenuta sussistenza, di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati, nei loro confronti, rispettivamente di associazione a delinquere di stampo mafioso, omicidio e tentato omicidio, estorsione, porto e detenzione illegale di armi da fuoco e altri delitti i quali per la maggior parte sono aggravati dal metodo mafioso ed altri gravi reati. Destinatari delle misure restrittive: Salvatore Vita, 48 anni, di Vibo Marina; Francesco D’Ascoli, 52 anni, di Vibo Marina; Rosario Fiorillo (detto “Pulcino”), 34 anni, di Piscopio; Michele Fiorillo (detto “Zarrillo”), 38 anni, di Piscopio; Rosario Battaglia, 38 anni, di Piscopio; Salvatore Tripodi, 53 anni, di Portosalvo; Stefano Farfaglia, 39 anni, residente a San Gregorio d’Ippona; Angelo David, 39 anni, di Piscopio; Francesco Alessandria (detto “Mustazzo”) di Sorianello e Antonio Staropoli di Vibo. Ordinanza di custodia cautelare in carcere anche per il boss Pantaleone Mancuso, 63 anni, alias “Scarpuni”, di Nicotera (che sta scontando l’ergastolo). Arrestati anche i fratelli Patania di Stefanaconi: Saverio, 48 anni; Nazzareno, 51 anni e Salvatore, 46 anni.La misura cautelare scaturisce da due distinte attività investigative, condotte, rispettivamente, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, poi riunite in un’unica indagine per la concordanza di risultanze in ordine al contesto criminale di riferimento e riguarda, oltre che alcune vicende estorsive, un caso di lupara bianca risalente all’anno 2008 e tre omicidi commessi a cavallo tra il 2010 e il 2013, negli anni della cruenta guerra di ‘ndrangheta che ha visto contrapposti, da un lato, i clan Mancuso e Patania e dall’altro, le cosche alleate dei Tripodi e dei Piscopisani. L’attività è condotta dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, dalla Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato di Catanzaro e dalle Squadre Mobili delle Questure di Vibo Valentia e Catanzaro, supportati, in fase esecutiva, da personale della S.I.S.C.O. di Milano, Roma e L’Aquila, di diversi equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, di unità cinofile della Questura di Vibo Valentia, del V Reparto Volo della Polizia di Stato.

L’attività di indagine si è sviluppata mediante l’analisi e la messa a sistema delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia rese nel tempo, confrontate con le evidenze investigative emerse in pregresse vicende giudiziarie relative all’operatività, nelle zone marine della città di Vibo Valentia, di un’organizzazione criminale di tipo ‘ndranghetistico, con la ricostruzione dei ruoli dei presunti associati, nonché i vari ambiti di operatività e le plurime attività illecite ed in particolare la gestione delle attività estorsive commesse in danno ad imprenditori nel periodo compreso nella prima decade degli anni 2000. Attraverso le plurime fonti investigative (intercettazione, analisi dei tabulati telefonici e del traffico delle celle, servizi di osservazione sul territorio, fonti dichiarative), è stata ricostruita a livello indiziario e cautelare (il procedimento pende nella fase delle indagini preliminari e necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), la dinamica e la causale dei predetti omicidi.In particolare, relativamente alla scomparsa per lupara bianca di Massimo Stanganello, avvenuto nel 2008 è stato ricostruito il movente, maturato nel contesto della consorteria di ‘ndrangheta dei Piscopisani, e sono stati interessati dalla misura cautelare i presunti esecutori materiali.
Nell’ambito della indagine sono state ricostruite tre omicidi maturati nell’ambito dei contrasti tra i cosiddetti Piscopisani e i Tripodi e l’articolazione di ‘ndrangheta riconducibile a Pantaleone Mancuso cl. 61, alias “Scarpuni”, con riferimento al controllo criminale dell’area di Vibo Marina. Il primo delitto è quello dell’assicuratore di Longobardi, frazione di Vibo, Michele Palumbo, ucciso la sera dell’11 marzo 2010 davanti alla sua abitazione mentre si trovava in compagnia delle figlie. Appena scesi dall’auto, un commando che aveva scavalcato il muro di cinta, entrò in azione uccidendo l’uomo ritenuto il braccio destro nella zona di Vibo e delle frazioni costiere del boss Pantaleone Mancuso, alias «Scarpuni» a capo dell’ala armata della consorteria di Limbadi. Dell’omicidio hanno parlato alcuni collaboratori di giustizia come Raffaele Moscato, ex azionista della cosca dei «piscopisani» ed Andrea Mantella, ex boss scissionista di Vibo. Entrambi avevano tirato in causa proprio i «piscopisani» che avrebbero agito con l’aiuto del gruppo amico dei Tripodi di Vibo Marina-Portosalvo.

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Il secondo episodio riguarda il duplice tentato omicidio dei fratelli Bellissimo di Sant’Angelo Gerocarne, agli inizi degli anni 2000. Un altro delitto è quello di Davide Fortuna, avvenuto il 6 luglio 2012 in spiaggia a Vibo Marina che si inserisce nella faida tra i «piscopisani» – del quale avrebbe fatto parte la vittima – e il clan Patania di Stefanaconi, per il quale vi sono già condanne definitive per mandanti ed esecutori materiali. Oggetto dell’inchiesta anche l’omicidio di Mario Longo assassinato a Portosalvo (frazione di Vibo) nel 2012, in quanto considerato dal gruppo criminale dei Piscopisani, un informatore dei Patania e un confidente delle forze dell’ordine.

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