Per commemorare la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, Unilavoro Pmi, vuole focalizzare l’attenzione sul ruolo e sull’identità della donna come “persona”, e valorizzare il suo impegno nel promuovere iniziative informative sull’importanza di questa tematica. Il presente contributo – sottolinea Sebastiano Guzzi, Vice Presidente Nazionale Unilavoro Pmi -, si propone di inquadrare il tema della violenza sulle donne in una prospettiva di relazioni sociali, economiche e lavorative. La violenza di genere, evidenzia l’imprenditore lametino, è un fenomeno storico che riflette una realtà scandita da episodi iterativi e alienanti: insulti sessisti, maltrattamenti, umiliazioni, molestie, ricatti economici, episodi di violenza fisica e verbale. Capitoli inquietanti che raccontano storie sconvolgenti. Le donne uccise per femminicidio, fino ad oggi, nel 2024, sono un centinaio. A queste, che hanno pagato il prezzo più alto dell’odio di genere, se ne devono aggiungere tante altre, quelle che sono state vittime di abusi psicologici, molestie verbali e aggressioni fisiche. Donne ferite, che sono sopravvissute alla violenza, al dolore, alla paura, e che riportano ferite invisibili destinate a rimanere per sempre.
Tantissime sono le donne che chiedono aiuto e supporto presso i centri antiviolenza che svolgono attività di consulenza psicologica, legale, di sostegno e di formazione. Questo fenomeno, che rappresenta un problema culturale, sociale, economico, e politico, oltre che sanitario, necessita di interventi immediati e risolutivi. L’impegno deve essere totalizzante e deve coinvolgere non solo le associazioni di categoria, ma anche le istituzioni. Non basta “parlarne”. Bisogna agire utilizzando tutti gli strumenti a disposizione. E’ necessario, evidenzia Guzzi, intensificare le iniziative e fare in modo che vengano superati gli stereotipi e i pregiudizi di genere. Bisogna educare gli adulti e i giovani. Inculcare nuovi pensieri e nuove prospettive in modo che la cultura patriarcale, ampiamente diffusa, venga definitivamente superata e combattuta. Altro aspetto su cui bisogna fare leva, oltre al gender gap, di cui abbiamo ampiamente parlato, è il gender pay gap. Quest’ultimo, che riguarda la disparità salariale, e che vede le donne pagate meno rispetto agli uomini, è un fenomeno che innesca, e sostiene, dinamiche gravi e inammissibili.
In ultima analisi, conclude Guzzi, è necessario soffermarsi e riflettere su quella che è stata definita segregazione verticale, meglio nota come soffitto di cristallo, e cioè la difficoltà per le donne di accedere a posizioni di vertice. Questo mancato riconoscimento delle potenzialità femminili, non favorisce l’evoluzione delle donne nel mondo del lavoro e non consente loro di raggiungere ruoli di potere e di prestigio. Solo il progresso, quello culturale, può determinare un nuovo contesto. Uno stato paritario che non limiti, ma che consenta a tutte le donne di affrontare e vincere le sfide sociali ed economiche. Un’impresa difficile, ma non impossibile. E’ solo una questione di tempo. La portata e la velocità del progresso, evidenzia infatti l’indice del Global Gender Gap, sono insufficienti per raggiungere la parità di genere entro il 2030. Per raggiungerla, si legge, sarà necessario che governo, aziende e società civile spostino sia le risorse che la mentalità verso un nuovo paradigma di pensiero economico, in cui la parità di genere sia vista come condizione per una crescita equa e sostenibile.